Derek Warwick,

Una costante veloce, vittima di Ayrton.

A volte sono un po’ triste perché non sono mai riuscito a raggiungere, probabilmente, il mio potenziale. Se penso che avrei potuto vincere dei Gran Premi? Sì. Avrei potuto essere un campione del mondo? Beh, sono le persone speciali ad essere campioni del mondo.

Un englishman vero, come pochi. Pilota veloce e storicamente poco fortunato?  Derek Warwick è stato un campione di due mondi senza mai riuscire a conquistare la triple crown. La sua carriera inizia in salita e con molti più ostacoli di molti suoi colleghi di quei anni dove la F1 era una gallina dalle uova d’oro ma anche un cimitero a spasso per il continente. L’inglese di Alresford deve remare e sudare per un sedile ma tutto è bene ciò che finisce bene dice il detto. Vince il titolo e nel 1981 la Toleman lo aspetta. 
Brabham, Toleman, Renault, Lotus, Arrows e Footwork, storia, aneddoti, chilometri e sfortuna hanno caratterizzato la sua carriera che l’hanno lasciato a digiuno di vittorie e titoli mondiali, almeno in F1. La vicenda Lotus – Ayrton? Un bel macigno difficile da digerire. Cosa accadde? Il brasiliano dal cuore grande come la sua nazione viene sempre visto come uno dei più grandi piloti al mondo, spesso paragonato o messo vicino a campioni di altre epoche, confronti di stili, non fighi. La luce del pilota e le sue gesta nascondono sempre quel lato oscuro che lo vedeva spesso protagonista in scelte molte dure, atteggiamenti scontrosi, scontri titanici ma questa è la F1. E questo Warwick lo sa bene che a suo discapito si è trovato a dover affrontare un contratto firmato e al tempo stesso stracciato davanti ai suoi occhi per “pressioni da parte dello sponsor”. Cosa accadde davvero? Ayrton non voleva l’inglese in squadra in quanto temeva di esser offuscato.
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© Cahier Archive

Nonostante un piede pesante e un talento in fase di crescita non ebbe grandi occasioni per dimostrarsi e mostrarsi al mondo. Una mente forte, difficile da scalfire o da colpire per abbatterla e indebolire l’uomo, forse più di molti piloti di quell’epoca. Di certo nella memoria dell’inglese ci sono cassetti intimi chiusi con un doppio lucchetto che devono restare chiusi: troppo dolorosi ricordarli, troppo difficile aprirli. Uno di questi? L’incidente di Gilles a Zolder 82. Il primo a fermarsi, il primo a prestare soccorso, l’unico a portar via il corpo di Gilles senza casco da quelle maledette reti che hanno spezzato la vita dell’avviatore Ferrari.

quando arrivai ai box scoppiai a piangere. Un pianto a dirotto, non riuscivo a fermarmi. Il giorno dopo però sono tornato in auto e ho concluso la gara.
I Queen composero e cantarono The Show Must Go On. Titolo più azzeccato non ci sarà mai nella storia di tutti, per tutti, piloti e non. Ma quando fai parte di un circo così grande sei consapevole di ciò che sti aspetta.  Nella sua carriera ci sono state molte scuderie inglesi ma la sua carriera prende un’altra direzione quando torna nel mondo Sportprototipi, team inglese, Jaguar XJR-14. Un buon inizio ma l’apice arriva con Peugeot con la quale vincerà la 24 ore di Le Mans. Una giusta ricompensa per un pilota che meritava di più ma la dea bendata non ha baciato la sua fronte. Se non ci fosse stato Senna? Forse quella triple crown oggi sarebbe sua e racconteremmo un’altra storia, un’altra vita, egoista, emotiva, coronata da titoli mondiali e dai glory days che rendono immortali i campioni di un tempo. Poco fortunati ma ancora oggi tanto amati. 
Anche lui come Steward ha dovuto fare i conti con la morte dei suoi colleghi che l’hanno lasciato nel suo decennio quando il motorsport era Dangerous.

“Quindi forse avrei potuto, forse no. Penso che avrei potuto, ma sono di parte. Ho vinto due campionati del mondo nella mia vita. Uno nei circuiti ovali corti come le auto sprint. Ho vinto il campionato mondiale quando ero molto giovane. E ovviamente il Campionato Mondiale Sportscar e Le Mans.”

Derek Warwick,

una vita oltre alla F1. Un viaggio nella memoria eccezionale. 

Buon compleanno Derek!

Motorsport is beautiful

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