Carrozzeria Campana,

un viaggio nel tempo tra passato e futuro.

Dopo aver scritto e redatto un articolo sulla carrozzeria Campana, sono riuscita a contattarla e durante la nostra chiacchierata abbiamo avuto modo di parlare e di conoscere aneddoti e storie che nel corso degli anni hanno contraddistinto questa storica carrozzeria di Modena. Sto parlando di Rita Campana: nipote dello storico fondatore di questa azienda, la quale oggi viene gestita da lei e da suo papà.

Com’è nata la carrozzeria campana e cosa ha spinto ai suoi antenati a svolgere proprio questo tipo di mestiere?

La carrozzeria campana è nata nel 1947, fondata da mio nonno e da suo fratello che all’inizio erano insieme e in realtà loro sono sempre stati appassionati di auto e avevano già lavorato in una carrozzeria, e usciti da questa carrozzeria decisero di fondare la loro, iniziando con uno spazio abbastanza piccolo, e talvolta lavorando anche in giardino all’aperto, costruendosi da soli gli attrezzi per lavorare, ingegnandosi e trasformando qualsiasi tipo di veicoli post guerra, sia di veicoli italiani che di veicoli di eserciti stranieri che erano stati abbandonati in Italia, i quali venivano presi dal governo, e rivenduti, ed è proprio così che mio nonno ha iniziato, riparandoli e dandogli una seconda vita, trasformandoli in ambulanze, carri funebri e qualunque cosa fosse utile dopo la guerra.

Come si è evoluta la carrozzeria nel corso degli anni, dal dopoguerra ad oggi e come sono cambiati i metodi di lavoro?

La carrozzeria ha passato diverse fasi, dopo queste trasformazioni mio nonno e suo fratello si sono separati negli anni 70, hanno iniziato insieme restaurando auto d’epoca, poi mio nonno ha continuato con i suoi figli, lavorando su vetture molto importanti come la prima auto di Enzo Ferrari, o come la Maserati Eldorado, modelli unici al mondo. Ed è proprio così che l’azienda è stata conosciuta in quel periodo. Tra gli anni 90 e gli anni 2000, l’azienda si è dovuta adeguare alle richieste del moderno, tralasciando un po’ il discorso del restauro, di cui oggi, aumentando nuovamente la richiesta, stiamo cercando di riprendere quello che si faceva tanti anni fa, che in realtà non si è mai smesso di fare, ma che era semplicemente diminuito.

Subito dopo la fondazione della vostra carrozzeria, sono iniziate le prime collaborazioni con tre importanti marchi italiani ovvero Ferrari, Alfa Romeo e Maserati, e a proposito di questo volevo chiederle, come sono venuti a conoscenza della vostra carrozzeria, in un’epoca dove non c’era l’ausilio di internet e dei social?

È iniziato tantissimi anni fa quando c’era ancora mio nonno e quando i contatti con le case automobilistiche erano diretti e più accessibili, c’era un rapporto diverso, oltre al discorso social, è proprio cambiata la tipologia del lavoro, infatti in passato era l’imprenditore il diretto interessato che si assicurava personalmente del lavoro e di valutare le collaborazioni future andando in visita agli stabilimenti. Oggi si tende a delegare qualcuno o al massimo qualche scambio di email.

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©Carrozzeria Campana

Com’è nata la collaborazione con De Tomaso nel 1975 e come si è sviluppata l’idea di acquistare il magazzino Maserati, e di divenire rivenditore ufficiale del marchio del tridente?

Abbiamo iniziato a lavorare con Maserati grazie a De Tomaso che l’aveva acquistata. In particolare tutto quello che usciva dalla linea di produzione delle case automobilistiche spesso veniva affidato a fornitori esterni, come ad esempio prototipi, riparazioni e verniciature speciali, ed è stato questo il caso della casa automobilistica del pilota italo argentino Alejandro De Tomaso.

Per quanto riguarda Maserati, la nostra azienda era specializzata nella storia e il restauro di questo marchio e quindi aveva deciso di acquisire il magazzino, e ad oggi i ricambi originali che possediamo nel nostro magazzino vanno dal 1958 al 1982, ma possiamo fornire anche ricambi dal 1983 ad oggi perché negli anni abbiamo continuato ad acquistare ed è per questo che è il magazzino di ricambi Maserati più grande al mondo.

A proposito del film Ferrari, volevo chiederle in che modo sono arrivati a voi, perché hanno scelto la vostra carrozzeria per la riproduzione delle vetture storiche?

Sono arrivati a noi tramite un amico del regista, il quale ha fatto il nome della nostra azienda in quanto la produzione del film cercava una carrozzeria che potesse costruirgli queste vetture proprio come si faceva una volta e voleva una riproduzione reale della vettura, non manichini da cinema.

Può raccontarci un aneddoto o un retroscena legato al film?

Hanno tempi strettissimi e scadenze che devono essere rispettate, quindi è stata una vera sfida per noi, perché sappiamo che ci sono tempi molto lunghi per i restauri, ma in questo caso abbiamo dovuto riprodurre 9 carrozzerie e verniciarne altre 2 in quasi 4 mesi.

È stato molto interessante avere dall’altro lato un regista che fosse appassionato di auto e soprattutto di Ferrari, una persona che fosse in grado di capire le lavorazioni, capace di essere sempre molto scrupoloso e attento ai dettagli, veniva in azienda e controllava che tutto fosse perfetto, e alla fine è rimasto molto contento.

Abbiamo lavorato ad agosto, ed anche il 15 agosto eravamo in azienda. Spesso capitavano anche i cambi di programma e le richieste extra della troupe.

Com’è nata la sua passione per le auto storiche e cosa l’ha spinta a rimanere in un mondo prettamente maschile?

In realtà in questo mondo ci sono solamente da 6 anni, perché prima ho lavorato come architetto per più di 15 anni, ma ho sempre vissuto all’interno dell’azienda facendo piccole cose, e quando sono venuti a mancare mio nonno e mio zio, mio padre mi ha chiesto di aiutarlo in maniera più assidua, all’inizio facendo anche entrambe le cose, ma il mio lavoro di architetto richiedeva molti spostamenti in cantiere e questo comportava non essere né presente da una parte e nell’altra. Quindi ho poi deciso di restare in azienda.

Durante il corso di questi anni, avete risentito delle restrizioni imposte dall’Europa? Riguardanti le nuove leggi a proposito di auto elettriche.

Si, in quanto qui in azienda ci siamo dovuti adattare con nuovi strumenti e nuove diagnosi. C’è bisogno comunque di formazione in quanto anche l’auto elettrica ha bisogno di essere messa in sicurezza, anche quando entra nel forno per l’essiccatura e la verniciatura. E nonostante da noi arrivino tante auto elettriche, credo sia un mercato che deve compiere ancora grandi passi, sia a livello di smaltimento delle batterie, sia a livello di autonomia. Quindi per noi ci sono stati dei cambiamenti ma credo ce ne debbano essere ancora.

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©Carrozzeria Campana

Quanti e quali tipologie di auto passano nella sua carrozzeria? Ci sono vetture da corsa o solo stradali? Tra i vostri clienti ci sono collezionisti o piloti professionisti che partecipano alla mille miglia?

Dipende, a livello di privati passa di tutto, dalla Panda alla Bentley, passiamo da lavori più semplici a quelli più impegnativi. A livello di pista ci è capitato di fare dei lavori su una Maserati MC12, capita qualche auto storica, di brand importanti per vari restauri. Abbiamo varie richieste di restauro talvolta su Maserati degli anni 70-80, ma non sempre hanno grande valore in quanto il restauro di ogni auto è impegnativo a livello economico. E per noi è importante farlo bene.

Avete un archivio storico, e se si, come avete gestito quest’archivio dal 1947 ad oggi, conservate ancora dei documenti cartacei o avete trasformato tutto in digitale? Avete un archivio fotografico dei lavori eseguiti durante gli anni?

Abbiamo una parte di archivio che abbiamo mantenuto originale che va dagli anni 70 agli anni 90, abbiamo un archivio fotografico che abbiamo digitalizzato, non completo di tutti i lavori eseguiti, in quanto adesso si è abituati a fotografare qualsiasi cosa, ma all’epoca era diverso, non sempre si conservava e non sempre si aveva la possibilità di fotografare i lavori svolti.

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©Carrozzeria Campana

Come ultima domanda vorrei chiederle tra i ricordi che lei conserva, qual è quello a cui è particolarmente legata durante la sua vita in carrozzeria?

Senza dubbio il ricordo più bello è legato all’infanzia, quando ero bambina, e ricordo quei sabato pomeriggio, quando scendevo da casa, due passi e mi ritrovavo in azienda, non c’erano gli operai, ma c’erano mio padre, mio nonno e mio zio, i quali pur avendo lavorato un’intera settimana, si ritrovavano lì, e si respirava proprio la passione, quella che spingeva queste persone a condividere tanti momenti insieme, anche quando l’azienda era chiusa.

Rosanna Apreda 

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