Imola,

Siamo a 30. Che effetto fa?

30 anni dopo quel terribile week-end torno a Imola, una giornata unica, indimenticabile, impossibile mancare. Tanto bella quanto faticosa, tanto quanto la passione che spinge le generazioni a calpestare l’asfalto più puro, duro, ostico, dilaniato dal dolore etichettato come “pista maledetta“. Un week-end come quello non si vedeva da molti anni, forse un tempo era normalità e allora il peso era diverso. Ma quel primo Maggio il vento ha imposto un cambio di direzione, serviva ossigeno, serviva un messaggio forte per un cambiamento radicale per sradicare credenze mondane e mentalità stonate. Insomma oggi come allora l’asfalto mostra i segni del tempo: piccole crepe, virgole di pneumatici, passaggi visti e rivisti solo in tv ma che dal vivo fanno un certo effetto.

La Tamburello ha un’altra forma, altre linee, meno cattiva di un tempo ma non per questo stanca di mostrarsi e dimostrare quanto imponente essa sia nonostante una via di fuga enorme e una S che ricorda il campione brasiliano. 

Un flash ad ogni curva, un ricordo legato ad un circuito e alla sua storia, la sua vita e una tradizione che smuove culture e nazioni per un ritrovo internazionale. Per quel che mi riguarda è stata la giornata delle prime volte: camminare sul lungo rettilineo e affrontare la tamburello, visitare la statua e il museo a cielo aperto dedicato a Senna, l’opera dedicata a Gilles, la passarella di Roland alla Tosa. Fermarsi davanti ad ogni dedica è stato un tuffo nel passato cercando di immaginare cosa è stato e cosa ha significato per tutti coloro che erano li, coloro che hanno sentito, udito, visto, soccorso e sofferto in silenzio. Parole non pronunciabili, volti freddi a temperature elevate. Ed è cosi che arrivo ad un incontro inaspettato.

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©sconosciuto

Tre appassionati legati dalla voglia di esserci e lasciare un segno. Li trovo così, per caso, mentre appendono una bandiera sotto una tribuna in memoria di Roland e Ayrton, scatto una foto, scambiamo due chiacchiere e mi ritrovo ad affrontare il resto del circuito a parlare di momenti intimi e di ricordi di famiglia: Jacque, Matteo e Angelo. Tre giovani tifosi, appassionati di F1 che hanno visto epoche diverse, momenti d’oro di una F1 che non cè più.

Ricordi, aneddoti, foto e una replica perfetta del casco più famoso e importante al mondo che unisce e affascina tutti coloro che lo notano. Uno sguardo ad un muretto, l’appoggio perfetto e le foto non si contano più, non contano, non servono, non servono neanche le parole, basta un gesto perchè Angelo – proprietario del casco – lo sa già: Acconsente con un sorriso soddisfatto e consapevole di avere tra le mani qualcosa di unico.

Ed è così che questo anniversario da un velo di tristezza regala, in un attimo, momenti di spensierata allegria e leggerezza.

Imola che effetto fa? 

Lo chiedo a te.

motorsport is beautiful

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