F1,

Tra sogni e realtà c’è stato…

Febbre, musica e gladiatori, questa modernità ci ricorda quanto questo mondo fatto di esclusive si sia perso nei trabucchi della vita. La F1 è un mondo spietato, si sa, non c’è spazio per i pesci piccoli e se non porti una valigia con i gettoni d’oro, i sogni, rimangono tali. Ma non per tutti è stato cosi. Alcuni, in quella valigia, hanno messo sogni, passione, sacrifici, talento, carattere, determinazione.

Nell’epopea d’ora del circus c’è chi si è distinto per il suo talento innato e chi, invece, per la sua incredibile velocità. Andrea De Cesaris rientra in questo meraviglioso cerchio magico fatto da anime pure, dure come la roccia, spesse come una lastra di marmo, capaci di incendiare i cuori spenti della sua nazione che hanno visto e vissuto l’epoca di Villeneuve, supportato e amato Elio De Angelis e Riccardo Patrese nei loro trionfi e non solo. Andrea De Cesaris è stato un gladiatore a tempo pieno, un lottatore puro, genuino, capace di portare le monoposto a livelli altissimi ma allo stesso tempo distruggersi per un banale errore. Ecco, l’errore. Per parlare del pilota romano bisogna fermarsi sulle piccole cose per nulla piccole: Alfa Romero, McLaren, Ligier, Minardi, Brabham, Rial, Dallara, Jordan, Tyrrell, un tango argentino che ha visto protagonista il romano passando di scuderia in scuderia senza mai trovare una luce in fondo al tunnel. Un buio nero come la pece.

Veloce come pochi, aggressivo come nessuno, unico in tutto. Sempre e comunque. Nonostante la sfortuna accanitasi su di lui, Andrea De Cesaris lotta contro il tempo, il cronometro, la sfiga. La dea bendata proprio non ne vuole sapere di aiutarlo. Un gatto nero, insomma, vien da pensare guardando la sua carriera, il suo record e le sue presenze, all’ombra dell’avviatore canadese rimasto scolpito nella mente e nei cuori di tutti, più di lui, forse no, magari uguale, chissà. Restano i fatti, i numeri, la tabellina delle cose non riuscite non sempre per colpa sua, altre volte si.

Gettare il cuore oltre l’ostacolo, sempre e comunque. Un mantra per lui che canalizzava questo pensiero nel piede destro che lo rendeva tanto imprevedibile quanto veloce. Veloce, appunto, come quel tic, quel battito di ciglio che non ti aspetti, che non controlli, a cui non dai peso perchè è un gesto naturale, non controllabile. E invece Andrea ci provava a controllarlo, lottava contro quel tic così veloce, così infido, da non dargli tregua mai. La tregua però, l’ha assaggiata nel week-end di debutto di un altro campione, un giovane tedesco molto veloce… Chi è? Perchè è qui? Poco importa, bisogna stargli davanti.

Siamo a Spa, Belgio. Università del motorsport. Il tedesco brucia la frizione, De Cesaris dribbla gli avversari con estrema facilità. Il sapore delle bollicine è vicino, manca poco ormai, il sogno di una vita sta per realizzarsi. Il tic all’occhio? Controllato al 100%, non resta che portare a casa la gara. E invece no. Il motore è una friggitrice, mangia olio, motore grippato. Ciao, addio! L’occhio impietoso della telecamera lo inquadra: Niente lacrime, finite in chissà quale vicenda sotto quel casco, dietro alla visiera dove nessuno può guardare. Stanco, stufo, abbandona le corse, saluta tutti.

E’ il 2014, sul raccordo anulare, in sella ad una moto, c’è quel pilota romano, il gladiatore della F1 che torna a casa.

Ancora quel tic per la vita, una sbandata, il guardrail. 

Andrea De Cesaris, un pilota mai compreso.

Motorsport is beautiful

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