Caro Andrea,

Vorrei dirti tante cose, vorrei vederti ancora in sella a quella verdona che ci ha fatto sognare, vorrei Imola e quei duelli.

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©Mirco Lazzari gpGetty

Sono passati 10 anni da quel week-end. Buio, nebbioso, una scommessa alla roulette russa: andare in pista o restare fermi? Partire e provarci o alzare subito la mano? Le domande quel giorno saranno state tante, troppe. I riti scaramantici, quelli, non mancano. Ognuno ha il suo. Ma quella domenica forse non bastavano, forse era meglio lasciare il casco al suo posto aspettando un momento migliore, osservare come marinai il cielo cercando un pò di luce che scaldasse di più le gomme, le tute, i cuori dubbiosi che devono affrontare una pista insidiosa, in una terra lontana dalla nostra amata patria, dove hai raccolto un duello stellare con l’amico Luca Scassa – l’ultimo campione in sella alla Mv Agusta ndr – nel tracciato di Imola. Sorpassi, contro sorpassi, in fila a rubare la scia, per catturare il vento ed uscire più veloce per una staccata lunga, forte, granitica.

Finisce come finisce, non ha importanza. Un abbraccio fraterno, una festa per il team, per tutti. Si fortifica la consapevolezza che gli sforzi fatti, i sacrifici, le rinunce, pagano, soddisfano, regalano emozioni. Forti. E’ così che si prepara il borsone, si mette via la tuta e casco e via, si parte per un nuovo week-end, destinazione Russia. Viaggio lungo, pista nuova, nuove emozioni, nuovi duelli, punti da conquistare. 

Domenica però arriva la pioggia a rovinare i piani. Scombussola tutto. C’è confusione, non si sa cosa fare. Vince la scelta di partire nonostante le condizioni critiche, nonostante i banchi di nebbia dovuti alla forte pioggia che cade dal cielo e copre la pista. Rimango incollato alla tv, incazzato, sorpreso, dubbioso, speranzoso di vedere una bandiera rossa dopo il primo giro. Passano tutti sul quel rettilineo, i primi hanno pista pulita, chi segue è cieco. Dal buio sbuca il verde-bianco della tua tuta, ti riconosco grazie a quel gigante 8 sul casco. Scivoli, percorri la pista senza la moto, sgrano gli occhi e poco dopo sparisci.

Un colpo al cuore, alla Clint Eastwodd. Un salto verso la speranza, alla Steve McQueen. Un tunnel infinito di pensieri. Sventola al bandiera rossa, di te nessuna notizia. La moto viene recuperata molto prima di te. I pensieri affollano la mente, già consapevole che arriverà il verdetto. Lo stesso di Marco, di Dajiro e di tanti altri. Quel giorno si spezzano le anime, si rompono le catene.

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©Mirco Lazzari Getty Images

Il sogno di una vita ancora una volta la spezzato. Ragazzo d’oro. Gentile, umile, simpatico, sempre in prima linea, sempre con il cuore in mano perchè Andrea lo sapeva, come  tutti quelli che per arrivare sacrificano tutto, lavorano tanto per una manciata di gas nelle piste mondiali dove il circus fa tappa, dove speri e sogni.

Caro Andrea Antonelli, ad oggi c’è chi ancora conserva il tuo poster autografato, chi ti ricorda con un sorriso, chi ti ricorda per esser stato un esempio di vita nel paddock e nella vita dei motociclisti sognatori.

Motorsport is beautiful

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