Jules Bianchi,

Oggi, come allora, per sempre.

Gli anni passano, le ferite restano. Jules Bianchi ci lasciava in questo giorno, un numero funesto se di venerdì, per chi ci crede, per chi della scaramanzia ne fa un mantra, un rito, un modo per cercare concentrazione. Per Jules è stato diverso. Una vita fatta di sogni, di allegria, di gioventù. Pilota Ferrari, amico di Charles, apri pista per il monegasco nell’universo più blasonato e cercato per i piloti. 

Jules Bianchi è stato molto di più. E’ stato l’eroe di un team senza speranza che navigava in acque profonde, senza speranza di risalire. Lui invece la speranza la data. Due punti in quel circuito dal fascino storico, dalla noia facile, dove non si passa. Poi arriva il Giappone, la pioggia, una bandiera gialla forse non rispettata, forse un errore, forse un problema. Tanti dubbi, tanti sospetti, nessuna certezza sull’accaduto.

Quel che resta è l’immagine di un freccia rossa scoccata dall’arco di Robin Hood in direzione di una gru. Una direzione certa, quasi voluta, come se fosse l’obbiettivo da raggiungere per colpire il cattivo e fare giustizia. Macchè. La verità è che quella freccia è una vettura fuori controllo, lanciata verso un destino funesto che impone nuove misure di sicurezza e dimostra, ancora una volta, a distanza di 21 anni, le debolezze di una F1, di monoposto ad altissima tecnologia e raffinatezza meccanica, ma non all’altezza di salvare le vite.

Sono passati 8 anni caro Jules, il tuo ricordo vive tra gli appassionati e ritorni alla mente di tutti ogni volta che accade qualcosa, ogni volta che un pilota esce illeso. Ma ancora oggi non è così.

Continua a brillare Jules, ovunque tu sia.

Motorsport is beautiful

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