Fabrizio Pirovano,

Un grande uomo, un grande pilota, l’unico Re di Monza.

Caro Fabrizio, ne è passato di tempo da quando ti ho conosciuto. Era il 2016, un evento a te dedicato nella grigia Milano mi ha dato la possibilità di incrociare quello sguardo infinito, limpido, puro. Un uomo umile, sempre. Pilota prima, meccanico poi, sempre nella tua Monza, sempre a tenere a bada i cavalli imbizzarriti delle due ruote, quelli dei due tempi prima, che scodavano e lanciavano con un colpo di frusta dato sulla schiena senza un perchè, senza un motivo, poi le 4 tempi dei clienti che venivano da te. Un consiglio, quattro chiacchiere, e l’umiltà disarmante di Pirovano che ti spiazza.

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©sconosciuto

La serata, appunto, a te dedicata è un ricordo indelebile, bellissima, fa piangere e sorridere allo stesso tempo. Gli aneddoti?Troppi da raccontare in un semplice articolo di un appassionato che non ha vissuto la tua era ma che ti ha solo sfiorato, cercando quella grande mano da poter stringere per intavolare un discorso, breve, a senso unico, perchè le parole davanti alla tua solarità si sarebbero congelate, senza prendere mai una forma e una vita. Una battuta, due risate e sicuramente tutto avrebbe preso un’altra vita, un’altra forma. La vita, appunto. Quella che ti stava sfuggendo di mano, quella che riacciuffavi in moto quando – come dicevi tu – il medico te lo consentiva a patto che tornavi in piedi perchè le ossa erano fragili. Mai quanto il cuore. Quello era un cuore guerriero, non la dava vinta. Mai. 

E’ così che la serata va avanti tra sorrisi e battute, tra gli amici di sempre e chi è venuto per un saluto e ringraziarti per le gare e le emozioni che hai regalato a tutti quelli che hanno fatto in tempo a vederti in sella. 

Io non posso vantare di questo pregio, di Fabrizio Pirovano ho altri ricordi, ho altri aneddoti, altre storie. Una delle tante e quella del Giovedì Free Pass a Monza per la Sbk, quando potevi avvicinarti alle moto, ai piloti, quando Di Pillo intratteneva il pubblico con la sua ironia, quando Ruben Xaus raccontò di quel “prestito” di moto e casco per dargli la possibilità di disputare la qualifica dopo che la sua moto era out. “Troppo poco tempo per aggiustare, Fabrizio si fece avanti e mi prestò la sua” – raccontò l’ex portabandiera Ducati – “Così cambiammo il cupolino in modo da avere il mio numero di gara e tornai in pista, un ultimo turno di prove. Fu grazie a Pirovano se riuscii a qualificarmi bene per la gara“.

12 Giugno 2016. Era arrivato il momento di girare la chiave, premere il tasto rosso per togliere elettronica, casco e guanti, tutto in vetrina, così non prendono polvere. Il cronometro? Era ora di dimenticarlo. Le zone rosse dei motori? Ne hai viste tante, tra un cambio gomme è una mappatura, hai deciso di salutarci a ridosso dell’estate. Era giunto il momento di salutare tutti, farlo nel silenzio totale a cui avevi ci abituato, caro Piro. Un campione in pista e fuori pista, sempre umile, mai fuori dalle righe, disponibilità da full gas.

Questo era Fabrizio Pirovano.

Questo era il Re di Monza. Indiscusso. Imbatutto.

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