Tuning Girl,

Mettere l’occhio sulla stessa linea dell’orizzonte.

Le Tuning Girl si armano di una futura fotografa. Un sogno, una passione da unire nello stile di vita nella speranza che diventi un lavoro. Tra uno scatto e l’altro c’è l’amore per la divisa e il fuoco arde per raggiungere l’obbiettivo prefissato. Miryea è l’eccezione alla regola, una farfalla dai mille colori che osserva, studia, impara in fretta. Il cuore oltre l’ostacolo per scalare le vette più alte e più pericolose, è pura criptonite per chi cerca di fermarla. Davanti a lei solo strade da percorrere e orizzonti da osservare dalle vette che raggiungerà. Road to world in life.

Miryea come è cominciato?

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©sconosciuto

Ho conosciuto il mondo del Tuning all’età di 16 anni. Nessuno in famiglia ha interesse in questo mondo. Avevo solo un gruppo di amici e appassionati che mi hanno coinvolto, e così ho conosciuto molte persone che creavano i raduni. In questi eventi vedevo sempre molte ragazze che accompagnavo i propri fidanzati per poi fissare l’orologio e annoiarsi, così mi venne l’idea di creare un mondo parallelo. Ma questa realtà è finita in quanto il gruppo si è sciolto poco dopo. Insomma a 16 anni giravo tra garage e raduni, cosi ho conosciuto questo mondo e crescendo mi sono resa conto che esser protagonista è meglio che esser spettatrice. A questa passione ho affiancato la carriera da militare e tra viaggi, concorsi per entrare nell’arma, raduni, ho deciso di riprovarci, mi sono tuffata nel mio progetto del mondo tuning e in più mi sono comprata la moto.

Mi hai detto che ti piace la fotografia e ti stai appassionando a questo mondo

Nel mese di dicembre ho dato via al progetto di fotografia nel Tuning. Ho notato che non c’è nessuno che scatta per gli appassionati di questo mondo e così ho deciso di andare ai raduni con la mia reflex: scatto pubblico su Instragram e spero sempre di esser notata e di ricevere chiamate che nel tempo mi porti ad avere un guadagno o esser più presente negli eventi Tuning. Sto riscontrando esiti positivi: due associazioni mi hanno contattato per collaborare con loro. Grazie ai social inizio ad avere delle piccole offerte economiche. E’ un inizio e ne sono felice perchè gestire l’archivio fotografico non è facile, la post produzione si è rivelata molto complessa di quel che pensavo.

 

La fotografia è un lavoro. Con il digitale questo mondo si è stravolto. Tu cosa ne pensi? Ritieni corretto lavorare a gratis? 

È una domanda che mi hanno fatto in tanti. E’ un sacrificio necessario, secondo me, e questi ogni tanto ripagano. Per ora mi accontento di farmi un nome, di vedere persone che parlano di me così da farmi conoscere. Questo è fondamentale. Le proposte economiche ricevute fino ad ora sono solo un inizio, e credo che sia giusto così. Anche perché ora come ora non ho skill, sono un’amatore, non un professionista e quindi credo che sia ingiusto pretendere soldi. Insomma la gavetta è importante e se per avere successo la strada è questa allora continuiamo a seguirla.

Pensi che i social aiutano a crescere?

Si, ti aiutano tanto e allo stesso tempo tolgono con la stessa rapidità con cui conquisti successo, senza contare alle truffe che in rete sono sempre all’ordine del giorno. Io da quando faccio fotografia, per quanto sia ancora ad un livello amatoriale, mi sono resa conto che con Instagram puoi crescere e riesci a farti notare, soprattutto quando ci sono i track day. In quei momenti scatti tanto, raccogli molto materiale e quando gli appassionati mi chiedono la foto o, al contrario, vorrei recapitarla al proprietario, attraverso i social riesci a raggiungere un pò tutti. Stesso discorso negli eventi. In molte occasioni perdi il contatto ed è un peccato. Anche voler diventare Influencer diventa difficile perché, nei canali social, iniziano ad esserci troppe richieste e troppe persone che vogliono intraprendere questa strada ed i posti iniziano ad esser limitati.

Perciò per ora mi accontento di farmi notare, farmi un nome e un giorno, chissà, magari avrò un giro più ampio e questo mi permetterà di avere un canale tutto mio.

Come hai conosciuto Stefania?

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©sconosciuto

L’ho conosciuta per caso, ero appena ritornata nel mondo del Tuning e il suo gruppo è uscito in seguito ad una ricerca. Ho conosciuto prima Giovanna, il suo braccio destro, in un secondo momento Stefania. Solo quando sono entrata nel gruppo l’ho conosciuta e poi ho avuto la fortuna di averla a Milano, lei era qui per degli appuntamenti e così l’ho conosciuta di persona. Un colpo di fortuna.  Il gruppo Tuning Girl è ancora tutto molto astratto. L’idea di Stefania è molto altruista ma la strada è lunga. C’è la farà. Anche se sto riscontrando problemi di mentalità, grazie al percorso che sto facendo per entrare nel mondo dei militari, mi rendo sempre più conto che una donna deve fare sempre di più rispetto ad un uomo.

Hai un auto preferita?

L’Alfa Romeo credo che abbia una linea bellissima. Rimarrà sempre il marchio con le linee più aggressive e sportive di tutte le concorrenti. Anche in questo caso, purtroppo, ho sempre avuto pareri negativi in merito al marchio in quanto le ritengono delicate rispetto alle tedesche che le descrivono come carri armati indistruttibili. Un giorno, forse, lo scoprirò.

E delle auto giapponesi?

Amo la cultura giapponese! Pensa che il mio film preferito, Fast & Furios Tokyo Drift, mi ha spinto a farmi innamorare della Toyota G86. E’ stupenda! Nella mia testa c’è anche questo progetto, di averne una tutta mia e personalizzata. Mi piacciono tanto anche le BMW ma se dovessi scegliere… Quando sarà il momento sarà una dura scelta.

Nei Track day vedi molte auto elaborate. Sulla base della tua esperienza pensi che ci siano scelte creative o una scelte coraggiose?

Creativa perché devi esser aperta e avere fantasia, coraggiosa perché non è un mondo accessibile a tutti. Credo più creative. Anche se poi ho visto cose orrende: molte auto extreme che rovina la bellezza di questo mondo. Altre credo che siano più coraggiose. In tutto questo però c’è il problema delle tanti leggi che limitano i raduni: chi resta nel giro credo che sia un coraggioso.

Hai viaggiato molto nella tua vita?

Si. Ho visto moltissime realtà. Ti faccio un esempio: In Italia abbiamo molti limiti di velocità, in Germania, invece, in caso di incidente dovuta ad eccesso di velocità, è la polizia a decretare la causa dell’incidente in base a tanti fattori, in autostrada o in città non ci sono così tanti limiti. In Italia invece è tutto un limite. Anche questo concetto dell’elettrico è un grande limite. Imporre un limite di velocità – giusto per dirne una – con la consapevolezza che tanto non verrà mai rispettato, secondo me, è inutile.

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©sconosciuto

Pensi che i limiti siano un problema? Oppure il problema è una mentalità sbagliata?

Il problema non è il limite in se, perché se è stato imposto è perchè c’è un motivo ben preciso a seguito di uno sgarro. C’è anche un problema di mentalità in quanto questo paese è arretrato su tantissime cose. La nostra cultura è millenaria e fuori dal nostro paese non esiste nulla del genere. Spero che la mia generazione trovi un modo per cambiare questo aspetto e che nel tempo possa aiutare a far crescere l’Italia. Su certe cose si impongono limiti per la sicurezza quando in realtà non c‘è il pericolo. Ma sei fai upgrade per migliorare la sicurezza della tua auto? Sei multato o peggio.

 

Sei una viaggiatrice esperta. Se ti chiedessi un paragone tra l’Italia e un’altra nazione che hai visto?

Non c’è una cultura meglio di un’altra. Credo che serva prendere in considerazione un modello tutto nuovo da seguire ed esser i primi. Nel mondo del Tuning, per esempio, si potrebbero aprire più realtà che smuoverebbero l’economia. In Israele per farti un esempio, sono molto aperti su alcune cose ma molto più chiusi di noi su altre. Giusto per citarti una nazione. Come vedi alla fine ogni nazione non è così tanto diversa dall’Italia solo che se non lo vedi con i tuoi occhi non te ne rendi conto.

Ormai molte persone che hanno auto Tuning non escono più perché sanno di trovare la pattuglia che li ferma e cerca la pulce per darti a dosso, sei un fuori legge. Questo è un modello che non funziona perché chiudi le porte e le strade ad appassionati e negozi, non lasci margine ad uno sfogo, alla propria creatività e questo è un peccato.  L’Italia è un paese da ricostruire.

 

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