Jean-Pierre Jabouille,

Arrivederci!

La generazione dei piloti eroi piano piano si sta spegnendo. Chi prima chi dopo ci lascia con il ricordo e il rammarico di aver vissuto ma non averlo mai conosciuto davvero. Jean-Pierre Jabouille è stato per Renault a rinascita, una nuova speranza, uno Skywalker che ferma il lato oscuro della forza: scaltro, veloce, tecnico, un collaudatore eccellente. Nel giorno della sua prima vittoria nell’era turbo è stato il protagonista assoluto nascosto da due antagonisti che alle sue spalle hanno deciso di rubargli la scena. Leoni in gabbia che decidono chi deve scappare prima. Jabouille fa la gazzella e saluta tutti.

Di lui conosco molto poco. Non è era la mia epoca, l’ho sempre sottovalutato. Dopotutto Gilles è stata la meteora rossa che fa alzare la febbre, ancora oggi, nonostante anche lui non l’ho vissuto. Del francese ricordo bene però la copertina Autosprint che salutava la sua prima vittoria e la prima di Renault con un titolo che ancora oggi mi fa venire  i brividi:

A tutto TURBO Jabouille!

Mancò la fortuna, ma non il valore. Questo è il titolo di addio di Autosprint. Un frase che rispecchia al meglio l’uomo, il pilota che nella carriera motoristica, soprattutto in F1 ha avuto molti dolori e poche gioie. Dopo Digione 1979 il motore Renault brillava sempre più per poi diventare una stella cadente, quasi a voler fare un dispetto al nobile alfiere francese che di cuore ne aveva tanto, non quanto la fortuna per portarlo a conquistare ciò che avrebbe davvero meritato. Più di una gara, più di un campionato. Ahimè anche questo è il motorsport, anche questo è F1, quella vera, quella dei motori leggendari domati da alfieri forti come montagne, immortali come le leggende, unici come le storie che si raccontano e tramandano epoche dopo epoche.

Ma se quel infortunio non avesse compromesso le sue gambe?

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©Getty Images

Sicuramente parleremmo un’altra lingua, racconterei un’altra storia. In Austria arriva la sua seconda ed ultima vittoria: la determinazione e la guida sopraffina unita ad eleganza e aggressività in pista come nella vita gli consentì di gestire al meglio quei pneumatici ormai alla frutta, chiedevano pietà, volevano pace, ma Jp è un condottiero ben navigato e sapeva come gestire la situazione e tagliò il traguardo da vincitore. Dopo la F1 c’è endurance e turismo, un breve ritorno in F1 con Lafitte ma è solo apparizione, una necessità di respirare ancora quell’aria. Un assaggio e via, promessa mantenuta. Per lui si aprono le porte di Maranello per aiutare l’ingresso del Napoleone Jean Todt e guidare la Ferrari verso una nuova era quella che tutti conosciamo.

Un brindisi a Jean-Pierre Jabouille.

All’uomo che gli mancò la fortuna, non il valore.

Motorsport is beautiful

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