1950 la storia inizia a scrivere.

Ci sono vite al limite, vite portate al limite e limiti alle vite. Le date, quelle, no. Alcune passano, come passano le canzoni, numeri sul calendario che sono insignificanti per tanti, per molti. Alcune scandiscono il tempo, tagliano di netto le emozioni, ti riportano a giorni gloriosi, a domeniche goliardiche. Giri di vita più semplici.

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©Ercole Colombo

Per ogni anno c’è stata un’epoca, c’è stato un eroe, c’è stato qualcuno di cui non poter fare a meno che entra di prepotenza e senza malizia nei cuori della gente comune e non va più via, mette le radici, diventa un mantra. Lo vedi ovunque, senti il suo nome che sfila tra la gente come un innocente: rapido, agile, un frammento e via! E’ già scomparso tra i boschi o dietro ad una curva cieca. E’ un gatto nero che non vuole farsi vedere consapevole di essere amato da tanti, troppi, la perla nera che tutti vogliono tenere tra le mani, una volta, cento, mille! Chiunque ha conosciuto l’avviatore, ha avuto una chance, ha strappato una promessa immortale che vive nella collezione privata dei pochi, pochissimi fortunati che di Gilles hanno qualcosa: Il volante di Imola, la tuta, il casco, un pezzo di quella Ferrari, foto o ricordi indelebili che riportano alla memoria quella foglia canadese dentro ad una montagna di ferro e cavalli che aspettavano il loro alfiere per viaggiare a briglie sciolte.

Di Gilles Villeneuve ne abbiamo sentite tante, abbiamo visto di tutto, ognuno ha una sua storia da raccontare, esistono libri, racconti, podcast, aneddoti. Gocce di memoria.

Ogni anno, nel giorno del suo compleanno, si torna da lui. E’ la valigia delle vacanze invernali, quella che apri e riscopri cose sepolte, il diario segreto, si abbassano le difese, diventi vulnerabile, in un colpo hai la Febbre Villeneuve che ti incalza, ti rapisce, ti incolla davanti ad uno schermo a rivivere l’arrogante disprezzo per i limiti, il pericolo, abbattere ogni freno inibitore per dare tutto senza pensare alle conseguenze.

Quelle conseguenze che, a Imola, mostrano il lato più umano dell’uomo, padre e fondatore di quella vettura che ha permesso a Gilles di diventare leggenda. Oggi è il suo compleanno e rimpiango l’epoca in cui sono nato: ho conosciuto Michael, ho visto l’ultimo atto di Senna, la fine di un’epopea made in England marchiata Williams Renault conclusa proprio con un cognome immenso e una casa francese.

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©Cahier Archive

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©sconosciuto

Buffo. A pensarci, si capisce. Renault francese, Jacque canadese. Il binomio è perfetto. Il ricordo? Freddo e doloroso. La diatriba che, da sempre, spacca il mondo. Doveva vincere Gilles, ha fatto bene Didier. Il cartello diceva slow. Dovevano mantenere le posizioni. E’ stato scorretto.

Poco importa. Ormai. Jacque vince il titolo, batte Ferrari, vince con una vettura figlia di un binomio franco-canadese. Prende per mano le anime di Gilles e Didier e le porta al traguardo. Questa volta niente cartelli, niente ordini, solo un obbiettivo: vincere.

Linee invisibili, traiettorie visibili, vite intrecciate e la memoria riporta a galla il dolore. Ferite, cicatrici, gomme bruciate, fusti di benzina, pezzi rotti sparsi come semi nella terra. Un dono per la vita. Un dono per tutti. L’ultimo atto di una vita oltre il limite in un’epoca dove il limite era ben chiaro.

Di Gilles non smetteremo mai di parlare, non ce lo dimenticheremo mai. Vivrà. Sempre Veloce, assetato di vittorie: vincere a tutti i costi.

” A chi guarderà questa serie tv dico: Godetevi ogni minuto, vivete a pieno ogni giorno con la persona che amate.”  Joann Villeneuve

Salut Giles!

Motorsport is beautiful

 

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