Jenson Button,

La camicia rosa, un addio, tanti ricordi.

L’ex campione del mondo della Brawn Gp  si è presentato ad Abu Dhabi per intervistare i piloti. Sembra passata una vita da quanto, Jenson Button, decise di appendere il casco al chiodo. L’idolo inglese che Ferrari non è riuscito a conquistare nonostante i corteggiamenti, lusinghe e goliardiche richieste pur di vestirlo in rosso: un sogno scivolato, mancato, forse per poco, forse no.

Un rosa a cui eravamo abituati grazie a papà Button: presenza elegante, mai ingombrante, un buffetto e via! Parti Jenson, è il tuo turno.

Andare in auto era più facile, più dolce, serenità al pari di un amore smisurato per un mondo sognato e raggiunto con tanti sacrifici. Bar Honda prima – per farsi un nome, per dimostrare. McLaren per sognare e crescere. Brawn Gp per finire e chiudere in bellezza, restituire tutto di botto, senza risparmiare nulla, a papà Button che ha rincorso il sogno, quello del figlio. E così la storia della camicia rosa prende forma, non passa più inosservata ma anzi, passa e distrae, piace, diventa parte di noi ed improvvisamente ci ricordiamo quanto una presenza famigliare faccia la differenza. Un padre diventa un guida, la luce in fondo al tunnel di Monaco, la festa al traguardo di Abu Dhabi, la rampa di lancio dell’eau rouge di Spa, la parabolica di Monza. 

Jenson Button in rosa ricorda tutto a tutti.

Ognuno di noi ha un motivo. La sua presenza nel paddock e in pista a salutare Sebastian ha dato un senso di vuoto nostalgico portandoci a tuffarci nel passato, senza volerlo, senza chiederlo, ai giorni in cui ero ( e forse eravamo ) tutti più piccoli, incollati alla Tv a tifare per il tedesco in rosso, a guardare gli altri ritirarsi, a festeggiare per un altro motivo. Un caso se vogliamo. Forse una coincidenza. L’inconscia necessità di sentirsi ancora vicino a questo mondo, ad un papà che non c’è più, un secondo addio unito ad un “Danke Seb” che lascia, a chi resta, solo i fiumi che gli occhi non trattengono. Come lui Ricciardo, Latifi, Schumacher. I secondi dei secondi, i meno considerati, gli eroi silenziosi che non fanno rumore e lasciano in silenzio.

Mtr-Blog-24-Jenson-Button-Ungheria-2006

©Paul-Henry Cahier/Getty Images

Anni di F1. Anni di chilometri macinati per raggiungere quel mondo costellato da luci e ombre.

Ieri c’è stato il ritorno più bello, per l’addio più rumoroso.

Con la camicia rosa che ci ha accompagnato per anni.

Il rosa Button.

Leave a Reply