Caro Gilles,
Sono passati quarant’anni dal quel 8 Maggio e noi siamo ancora qua. A pensarti, a raccontare di te a chi non ha mai sentito il tuo nome, non ha mai visto un video e mai lo farà.
Quarant’anni. Quaranta come una febbre altissima che sul termometro spaventa ma nel tuo caso è di passione, di amore, di coraggio e ricerca del limite estremo su cui confrontarsi. Gilles dall’animo candido, un bambino al cospetto di giganti come il suo eroe, il suo dio, Ronnie Peterson con cui si scontrò in Giappone uccidendo 3 persone del pubblico ( che non dovevano trovarsi li ). Minuto, giubbotto in pelle, timido e sincero. Si presentò così nel paddock della F1 per fare un test a Silverstone con la McLaren dopo che James Hunt lo notò. Il risultato? Un disastro. E così Gilles fece la sua comparsa/scomparsa lasciando tanti dubbi e nessuna certezza.
Ma Gilles aveva lasciato un seme e iniziò a fiorire quando il Drake decide di fare una scommessa con se stesso dopo l’addio burrascoso di Niki Lauda. Dall’America chiamarono Piero Ferrari per dirgli di Villeneuve, campione di motoslitte. Pilota sconosciuto a tutti, perfetto la scommessa del Drake: Prendere uno sconosciuto e farlo diventare campione.
Su Gilles Villeneuve ne abbiamo sentite tante, viste tante, ogni anno la storia ripete e si ripete ricordando chi è stato e cosa ha fatto. A me piace ricordare due eventi: uno raccontato da Ercole Colombo (storico fotografo Ferrari ) durante un workshop della fotografia organizzato dalla fotografa Vanda Biffani e l’altro quello di un libro che descrive alla perfezione Gilles.
Lo scatto immortale, la descrizione di un attimo in cui…
Durante la visione del portfolio di Ercole ci imbattiamo in Gilles. L’emozione è tanta, soprattutto di Ercole. La foto in questione è quella del “volo” che la sua Ferrari prende ad Imola, brutto incidente al via. Esce illeso, ma molto stordito, va in ospedale per diversi controlli e scongiurare problemi gravi. “Quella volta secondo me l’ha presa talmente forte la tranvata che ancora oggi se la ricorda” ci racconta Ercole mentre in sala c’è una risata generale. I giornali quel giorno lo chiamarono “aviatore” perchè “passava più tempo per aria che sulla pista”.
Torna dall’ospedale, Joanna e Gilles si presentano dal commendatore e Gilles riceve il più inaspettato dei saluti – e non solo per lui – un abbraccio e un bacio sulla guancia che ancora oggi fa capire quanto la frase “gli volevo bene” del Drake fosse vera e piena di amore per quel minuto pilota tutto fascio e nervi.
“Tutti stavano scattando foto. All’epoca non avevamo le reflex moderne con le raffiche, avevamo uno scatto e poi dovevamo ricaricare e, se finiva il rullino, cambiarlo velocemente per caricare la macchina e rincominciare a lavorare. Io rimasi fermo, tenevo puntata la mia reflex sul Enzo Ferrari e attendevo. Intorno a me sentivo i rumori meccanici delle reflex che scattavano. Arriva Gilles, il Drake sorride felice lo abbraccia e lo bacia. Io scattai in quel momento esatto senza sapere se avessi catturato quel momento. Tornato a casa ho sviluppato il rullino e trovai con grande sorpresa la foto. Fui l’unico quel giorno a immortalare quel momento perchè tutti erano concentrati a ricaricare o a cambiare il rullino.” Ercole Colombo, Autodromo Nazionale di Monza, Workshoop Nikon School.
Gerald Donaldson: Gilles Villeneuve la vita di un pilota leggendario
“Villeneuve aveva un tipo di personalità che catturava immediatamente le folle. E tutti cominciarono a conoscerlo come Gilles”. Enzo Ferrari.
“La T3 arrivo infatti in curva come un missile privo di guida, sfidando non solo la forza di gravità, ma anche molte altre leggi fisiche. Giunto a una svolta praticamente ad angolo retto e a pochissimi centimetri dai guard-rail, con le gomme posteriori completamente appiattite da cui saliva un fumo bluastro e con il motore 312 boxer di Forghieri che urlava come sul punto di disintegrarsi, Gilles sembrò aver perso veramente il controllo.
Proteso oltre il piccolo parabrezza in plexiglass di quel “proiettile” rosso e bianco #12, il casco di Gilles si levò con atteggiamento quasi provocatorio: Le sua mani protette dai guanti bianchi giravano freneticamente sul volante nel tentativo di correggere la traiettoria per evitare l’inevitabile impatto. In qualche modo, all’ultimo istante, prima che la T3 si schiantasse contro le barriere di protezione o andasse in testa-coda, Gilles riuscì a raccogliere tutte le sue energie e si esibì in una spettacolare derapata.
Girando lo sterzo per raddrizzare le ruote anteriori mentre si avvicinava alla Sr. Dèvote, spostò energicamente la leva del cambio in terza, quarta e poi in quinta in maniera velocissima e poi via in spettacolari controsterzi lungo il rettilineo dei box con un rombo tale da far tremare persino le fondamenta del Principato di Monaco.” Tratto dal libro di Gerald Donaldson.
Questo era Gilles. Ad ogni passaggio fotografi e commissari di pista si mettevano a riparo perchè la sua Ferrari baciava i guard-rail e una pioggia di scintille usciva dalla ruota posteriore.
Salut Gilles!
Se questa foto vi emoziona, domani ci sono due meravigliose pagine dedicate a Gilles #Villeneuve su Tuttosport #F1
(a me emoziona, btw) pic.twitter.com/T1ted0pViW— Guido Vaciago (@guido_vaciago) May 7, 2022