Lorenzo Bandini.

Una Monaco che dimentica.

Lorenzo Bandini, storico pilota italiano della Ferrari, uno dei tanti, per tanti. Il 10 Maggio ricorre l’anniversario di morte, evitabile in parte, forse. Maggio è un mese funesto, a dispetto del calendario ambrosiano, che per noi appassionati ci ricorda quanto la fiamma della vita può spegnersi in fretta con cause diverse ma sempre sorelle tra loro. Senna, De Angelis, Villeneuve, Bandini. Quattro moschettieri di una F1 diversa, più eroica e meno sicura, un’odissea di passione per alcuni, un incubo per qualcuno.

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©Cahier Archive

Bandini era, e sempre sarà, un cavaliere indiscusso. Gentile, educato, mai fuori posto e sempre corretto. Di lui si parla sempre di quell’ incidente a Monaco avvenuto in modo anomalo, ma non troppo. Di certo non ha insegnato molto e il tempo l’ha portato nel dimenticatoio. Nel principato di Monaco si correrà anche in questo 2021 pandemico dove sarà importante ricordare la sfida Hamilton – Verstappen, lo squalo Leclerc, screzi inutili e, di conseguenza, anche questa volta non verrà ricordato Bandini.

Enzo Ferrari, nel suo libro “Piloti che gente”, ricordò la morte del giovane italiano in modo incisivo, ricordando che non aspettò la conferma del telecronista per sapere che quell’auto in fiamme fosse proprio la sua Ferrari. Lorenzo Bandini, classe 1935, nacque in Libia ma la famiglia, ben presto, emigrò in Emilia-Romagna per scappare dalla Guerra. Nel 1950 inizia la sua vita da pilota grazie a Giovanni Freddi, proprietario dell’officina che lo lanciò nel mondo delle corse. E sarà proprio grazie a Giovanni se conoscerà la donna della sua vita: Margherita, donna straordinaria, bellissima ancora oggi.

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La dolce vita con Margherita porta fortuna al pilota italiano che, alla guida della rossa di Maranello, riesce a portare a casa risultati importanti, non solo in F1, ma anche nella categoria Endurance: Nel 1963, con Scarfiotti, portano alla vittoria la Ferrari 250P dopo 339 giri. L’anno successivo è un anno decisamente migliore; La prima ed unica vittoria in F1 in Austria, aiutò Surtees alla conquista del titolo e, sempre con l’inglese, riuscì a concludere al terzo posto alla 24h di Le Mans. Nel 1965 le cose non vanno come dovrebbero. Bandini vincerà la Targa Florio, arriverà secondo a Monaco – tenendo dietro Hill – e conquisterà due quarti posti.

L’ultima di Bandini

Il biennio 65-66 non è stato rose e fiori. Alti e bassi, sempre vicino ad un podio e una F1 che proprio non riesce a far decollare a differenza delle categorie Endurance. In coppia con Amon, Bandini si impone alla 1000 km di Monza e alla 24h di Daytona mostrando i muscoli oltre oceano e facendosi un nome. Ma il destino ha in serbo ben altro per lui. Dichiarato pilota ufficiale dal Drake affiancando Amon, Lorenzo Bandini si prepara al week-end di Monaco, seconda tappa del mondiale di F1.

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Sabato 9 Maggio 1967 le tabelle delle qualifiche registrano un secondo posto per il ferrarista. Un ottimo risultato. Domenica, giorno della gara, Bandini scatta bene e schizza in testa alla gara. Jack Brabham, poleman del sabato, insegue fino a quando il motore non va in fumo. Chi sopraggiunge evita l’olio lasciato in pista, il ferrarista, ignaro, no. Una sbandata lo porta lontano dalla testa della corsa e lo obbliga ad una lunga rincorsa. Ma qualcosa inizia a non andar bene. Passata la metà gara, i meccanici ai box notano che Bandini non risponde più ai segnali dei suoi uomini.

L’ultimo passaggio dell’italiano fa registrare un distacco di oltre i venti secondi dal primo. Lorenzo affronta il lungo rettilineo del tunnel, si appresta ad affrontare la chicane del porto dove, ad attenderlo, c’è la signora in nero travestita da bitta che ruppe il mozzo posteriore della Ferrari. Vettura ormai ingovernabile, al contatto con l’asfalto la Ferrari prende fuoco non lasciando scampo all’italiano. I soccorsi lenti e confusionari cercano il pilota, memori della morte di Ascari, cercarono il corpo in acqua senza badare alla vettura. Lorenzo Bandini verrà trovato dopo diversi interminabili minuti all’interno della Ferrari in stato comatoso.

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Morirà 70 ore più tardi in ospedale senza mai svegliarsi dal coma. Se in quegli anni ci fosse stato un Merzario, oggi racconterei un’altra storia.

Lorenzo Bandini ancora oggi è ricordato con affetto dai puristi del motorsport che, ogni anno, riempiono le pagine dei social con una foto o con un ricordo di questo straordinario ragazzo che la F1 ha conosciuto ma che sembra aver dimenticato.

 

 

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