Il motorsport viene sempre considerato da un solo aspetto, quello più brutto, quello che lascia il segno sulla pelle degli addetti ai lavori.

Il motorsport è passione, vita, testa e cuore in ogni ruolo, in ogni campionato. Oggi facciamo un tuffo nel passato e assaggiamo la vita dei costruttori e piloti amati e presto dimenticati, uomini che hanno scritto pagine dei motori lasciando ricordi indelebili in un’epoca dove ciò che contava era solo il coraggio. In questo breve articolo voglio dimostrare che “motorsport is beautiful” non è una semplice frase ma è realtà, storia, vita, passione, testa e cuore. Motorsport is beautiful sono tutti quei uomini che indossavano un semplice elmetto e si gettavano all’inseguimento del rivale consapevoli che ogni giro poteva esser l’ultimo ma, nonostante questo, gettavano il cuore oltre l’ostacolo, sprezzanti del pericolo, ingolosivano la voglia di velocità soddisfando il pubblico pagante che ammirava le gesta di questi straordinari cavalieri del pericolo. Oggi la sicurezza ha fatto passi da gigante in ogni aspetto tecnico ma quel che manca è la genuinità e la semplicità in ogni singolo frangente di vita; dalla preparazione ai riti scaramantici che ogni pilota aveva prima di entrare nell’abitacolo, le fasi di concentrazione, ripassare a mente ogni curva, le brusche accensioni dei motori pronti a far sentire il loro ruggito come leoni mal svegliati e affamati e i piloti fermi in attesa del verde. Ma c’è chi ha lasciato il segno scrivendo pagine bellissime e lasciate al futuro inconsapevoli di esser, per noi, leggende. Facciamo un tuffo nel passato e riscopriamo alcuni personaggi.

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Il sogno Cooper: John, la Cooper F1 e i campioni sfornati grazie a Charles

Lasciati gli studi a quindici anni trovò lavoro come apprendista attrezzista nella Royal Air Force, come costruttore di strumenti nella Seconda Guerra Mondiale. Dopo la guerra, lui e suo padre cominciarono a costruire semplici ed economiche auto da corsa monoposto per i privati, spesso da materiale militare in eccesso.  Le auto colsero subito nel segno scatenando l’interesse di tutti e le ingenti richieste portarono a papà Charles a fondare una nuova società per costruire più vetture. Il dopo guerra è stato un vulcano che ha permesso a tantissimi uomini di emergere come piloti. Entrata in F1, la famiglia Cooper farà conoscere al mondo Jack Brabham, Stirling Moss, Maurice Trintignant e Bruce McLaren. Un inizio incredibile, furono maestri ed ispiratori per McLaren che qualche anno più tardi fondò un suo team in F1, Stirling Moss con Brabham invece divennero piloti leggendari che ancora oggi vengono ricordati con affetto.

Mentre le fortune dell’azienda in Formula Uno declinarono, la Mini Cooper concepita da John Cooper – introdotta nel 1961 come uno sviluppo della Mini della British Motor Corporation progettata da Alec Issigonis con un motore più potente – continuò a dominare nelle gare per tutti gli anni sessanta, vincendo i rally di Monte Carlo del 1964, 1965 e 1967.

John Cooper ha ricevuto il CBE (Commander of Order of the British Empire) per i suoi servizi al motorsport britannico.

Grazie John per averci regalato, se pur per un breve tempo grandi piloti!

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Stirling Moss: Un Re senza corona

Aveva smania di correre, andava forte su qualsiasi macchina, aveva il gran pregio di giudicare una vettura soltanto attraverso il cronometro, cioè sul tempo che su un dato percorso essa gli permette di realizzare. Con queste parole Enzo Ferrari descrisse il talento innato, di un re, che non indossò mai una corona degna del suo coraggio.

Nel 1955 Stirling Moss partecipò e vinse la Mille Miglia al volante di una Mercedes 300SLR. Fece il record di velocità media di 157,650 km/h: 1.597 km in 10 ore, 7 minuti e 48 secondi, su strade urbane, entrando di diritto nel “wall of fame” di questa gara. Accanto a lui, come navigatore, il giornalista Denis Jenkinson. Nel 1955, 1956, 1957 arrivò dietro a Fangio, nel 1958 dietro ad Hawthorn, terzo dietro Brabham e Brooks nel 1959, nel 1960 (dietro a Brabham e McLaren) e nel 1961, dietro Phil Hill e Von Trips. Stirling Moss, oltre alle sedici vittorie, in F.1 ha conquistato 16 pole position,  37 volte in prima fila, 13 podi e venti migliori tempi in gara.

Delle sue 529 gare ne vinse 212, affrontò la Targa Florio, la Mille Miglia e il tremendo Tourist Trophy – la corsa che si disputa all’isola di Man – gettando sempre il cuore oltre l’ostacolo dimostrò la sua determinazione nel 1968 alla 84 del Nürburgring a bordo di una Lancia Fulvia HF ufficiale dividendo il volante con Innes Ireland e Claudio Maglioli.

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Maurice Trintignant: il pilota gentiluomo

Ed eccoci arrivati ad un’altra perla del motorsport, Maurice Trintignant. Zio del celebre attore Jean-Louis Trintignant dedicò la vita al mondo delle corse affrontando 82 gare vincendone due e conquistando 9 podi. Chi era questo gentiluomo? Di lui non si sa molto. Un gentiluomo perchè sapeva trattare con gentilezza le sue auto, abile pilota nei circuiti cittadini e su pista con bassa aderenza non ha raccolto molto. Guidò per molte case automobilistiche Simca-Gordini, Ferrari, Vanwall, Bugatti, Cooper, Maserati, BRM, Aston Martin, Lotus e Lola ma con nessuna di loro riuscì ad imporsi davvero.

Il ritiro dalle competizioni avvenne nel 1965. Trintignant si dedicò alla viticoltura, producendo un suo vino chiamato “Petoulet”, come il suo soprannome, e alla politica attiva; venne infatti nominato sindaco di Vergèze, ove vi è stato sepolto nel cimitero della stessa cittadina nel 2005, anno in cui Trintignant si spense.

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