Un curriculum lungo, quasi interminabile. Una carriera agonistica iniziata nel 1998 con la Formula 3000 Internazionale, poi l’America dove vince tutto e infine arriva l’Europa con la F1 e quel ingaggio in Williams che fa sognare l’inglesi e tremare gli italiani. L’unico pilota vero, duro in pista ma cuore d’oro fuori. L’ingaggio Ferrari? Mancato per un intreccio più grande di lui.

Juan Pablo Montoya un nome che porta alla mente sorpassi, staccate, duelli, scorrettezze al limite del regolamento e sempre ben ricambiate. Una vita agonistica sempre al volante di vetture all’altezza di competere con i più grandi. Il colombiano è stato un toro contro un cavallino rampante rinato dalle ceneri grazie a Michael dopo 21 anni di digiuno. Montoya era ben consapevole di ciò e, nonostante tutto ha saputo abbattere il muro tedesco ad ogni gara, sorpasso dopo sorpasso, mettendo in luce lacune, ferendo avversari lasciando cicatrici profonde. Montoya è stato l’anti Ferrari per antonomasia. Ripercorriamo la carriera, riviviamo insieme quei anni rispolverando sorpassi, duelli, polemiche, guerre in pista.

La dove tutto ebbe inizio

Bogotà, 20 settembre 1975 nasce in Colombia uno dei talenti che ha messo in discussione ogni regola della F1. La sua carriera ha inizio grazie al papà e allo zio ( ex pilota anche lui classificatosi nono alla 24h di Le Mans 1983 ndr ). Spinto dalla passione di famiglia approda al mondo dei Kart a sei anni. 3 anni dopo vince il suo primo campionato. Inizio anni 90 il giovane colombiano conquista:

  • Coppa Formula Renault nel 1992
  • Swift GTI Championship nel 1993
  • Formula N in Messico nel 1994, nello stesso anno arriverà secondo alla Barber Saab Pro Series americana

All Inn in ogni categoria, ora tocca all’Europa al campionato Formula Vauxhall; nel 1996 approda e conquista il titolo in Formula 3 scolarship, un anno dopo è campione nella Formula 3000. Nel 1998 arriva la chiamata di Frank Williams che agguanta il colombiano e lo porta nel suo team come collaudatore. Montoya accetta ma si dedica anche al campionato CART: A 24 anni si laurea campione nella categoria conquistando il record di gioventù. Nessuno come lui. Ma non basta, è un lupo affamato di vittorie e record e non è intenzionato a fermarsi! Approda nel 2000 alla 500 miglia di Indianapolis: Montoya scrive il suo nome sul circuito vincendo a primo colpo eguagliando Graham Hill. Espugnata la fortezza americana, Williams prepara il sedile per il campionato 2001.

Welcome to F1 Juancho!

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© Cahier Archive

Il campionato più importante nel motor sport riparte. Juan Pablo Montoya dimostra sin dalla prima gara di esser veloce, in Brasile arriva la stoccata vincente: Safety Car in pista, incidente di gara, una routine. Si spengono le luci della vettura di sicurezza, il Kaiser ricompatta il gruppo, il lupo è pronto a mangiare la pecorella, prepara il sorpasso, sotto lo sguardo del pubblico eccitato affonda il piede destro sul gas, sorprende il ferrarista affiancandolo come se fosse un doppiato e alla S di Senna arriva la staccata vincente, una sportellata per assicurarsi che non ci sia risposta, piccola sbavatura e Jaun Pablo Montoya è il primo ad uscire dal tornante! Il pubblico esplode in boato, un sorpasso incredibile quello di Juancho che dichiara  “guerra” al tedesco. La Williams-BMW quell’anno dovette rinunciare a molte gare per problemi di affidabilità, conquisterà 3 Pole Position e una vittoria a Monza. Un inizio incredibile!

Dal 2002 al 2004 il cavallino rampante domina, ma deve sempre fare i conti con il lupo colombiano che non ha intenzione di arrendersi. A Melbourne la storia si ripete ma questa volta a parti invertite: Montoya davanti a Schumacher, dopo 15 giri il tedesco e a ridosso del colombiano pronto ad attaccarlo, è il giorno tanto atteso per una vendetta perfetta. Schumacher resta vicino quanto basta;  uscita dall’ultima curva la Williams è una fionda, la Ferrari è un Concorde, siamo sul rettilineo il distacco da decimi diventano metri, centimetri, Schumacher all’esterno di Montoya che chiude le porte… il V10 urla… Schumacher passa Montoya di cattiveria! E si porta in testa alla gara.

Le tappe italiane, come la gara dell’Eifel, sono palcoscenico di lotte serrate a colpi di sportellate, duellanti che hanno reso i gran premi ricchi di colpi di scena senza esclusione di colpi.

La Williams-BMW, grazie al colombiano, rischia di vincere il mondiale in più di una occasione ma l’affidabilità viene a mancare in molte gare e sfuma così il sogno mondiale. Il 2004 è l’ultimo anno in Williams, si passa alla McLaren

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Cambia il team, cambiano i colori, non cambia la situazione. Juan Pablo Montoya si trova a dover fare i conti con una freccia d’argento difficile da guidare e con un compagno di squadra di poche parole; Kimi Raikkonen è veloce in pista e poco loquace nei box. Una difficoltà maggiore per il colombiano che non trova un appoggio concreto nel suo vicino. Ma le soddisfazioni non mancano; Silverstone, Monza, Interlagos sorridono a Montoya che riesce a togliersi qualche sassolino dalla scarpa in una stagione complicata. Un infortunio, quattro ritiri ed una squalifica in Canada. Il 2006 è un anno che infiamma le folle sulle tribune; si rinnova la sfida Alonso-Schumacher con Montoya, purtroppo, che può solo osservare in quanto la sua McLaren non è all’altezza dei suoi rivali. Un secondo posto figlio di un miracolo colombiamo a Monaco è l’unico ed ultimo risultato positivo per lui. A metà stagione decide di rescindere il contratto e tornare sui circuiti americani. Ad attenderlo c’è Chip Ganassi con un team tutto nuovo. Addio Europa la NASCAR mi aspetta!

Nel motor sport in pochi hanno raggiunto la gloriosa tripla corona. Juan Pablo Montoya era certamente uno dei canditati che poteva agguantare e fregiarsi di quell’anello tanto glorioso quanto importante che lo avrebbe lanciato  nella Hall of Fame del motor sport. La sfortunata carriera in F1 purtroppo lascerà per sempre un ricordo amaro nel colombiano. Bernie Ecclestone tentò di riportarlo in Europa ma Juancho rifiutò ogni offerta.

Juancho on fire

Tornato in terra americana, Montoya dimostra di non essersi rammollito in F1 e lo fa sin da subito: Dopo aver mollato la McLaren, nel mese di Ottobre del 2006 arriva terzo nella Talladega Superspeedway; alla Sam’s Town 250 del campionato Busch Series al traguardo è undicesimo; NEXTEL Cup Series, la serie più prestigiosa della NASCAR, termina la gara con un incidente.

Il 2007 è l’anno del riscatto. Dopo aver preso le misure con una stagione fatta di alti e bassi Montoya torna ad essere il rullo compressore di sempre:

  • Vincitore della 24 Ore di Daytona per vetture sport insieme a Scott Pruett e Salvador Durán
  • Prima vittoria valida per le Busch Series è giunta al Telcel-Motorola Mexico 200
  •  Nextel Cup, sulla Infineon Raceway, circuito permanente di Sonoma, in California è l’ultima vittoria della stagione ed è la più importante
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Con questi risultati si portò a casa il premio Rookie of The Year per il 2007. Dal 2008 al 2015 torna alla vittoria per ben 3 volte alla 24h di Daytona, torna a vincere nella INDYCAR con la 500 miglia di Pocono e, nel 2015, dopo quindici anni dalla sua prima volta a Indianapolis, Jaun Pablo Montoya trionfa alla 500 Miglia di Indianapolis aggiudicandosi il quarto minor distacco della storia di Indy: 0″1046 sul compagno Will Power. Terminerà quella stagione al secondo posto in classifica generale a pari punti con Scott Dixon. Una carriera invidiabile la sua, pochi piloti dell’epoca moderna potevano riuscire in una impresa come la sua ma lui fu l’unico ad esserci riuscito. Il curriculum agonistico di Juan Pablo Montoya è lungo ma merita di esser trascritto:

  • Nascar 1 vittoria
  • IndyCar Series 52 partecipazioni, 5 vittorie, 13 podi, 3 Pole Position
  • Nascar Cup Series 2 vittorie, 9 pole Position
  • Champ Car  40 gare, 10 vittorie, 13 podi, 14 Pole Position, 1 Mondiale vinto
  • F1 95 gare, 7 vittorie, 30 podi, 307 punti, 13 Pole Position, 12 giri veloci

Juan Pablo Montoya sei stato e sempre sarai il più grande rivale della Ferrari e il personaggio più antipatico della storia della F1, ma un manico come solo Michael ha saputo essere.

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