Jochen Mass come hai fatto a diventare un pilota da corsa? La risposta è pittoresca: “Per amore, perché altrimenti? E non mi riferisco all’amore per le auto. La mia ragazza di allora era membro del Mannheim Sports Touring Club e lavorava come mareshall alla salita dell’Eberbacher del 1967 nella Neckar Valley.

Anno 1946, città di Dorfen, distretto dell’Alta Baviera. Una città di circa 12.000 abitanti. E’ qui che nasce la leggenda di Jochen Mass un marinaio esperto di navi mercantili che sognava di diventare pilota di F1. Non sempre i sogni si realizzano, non a tutti per lo meno. Ma nell’epopea post guerra dove le persone cercavano lavoro e stabilità e per Jochen come per molti altri, diventare un pilota professionista era più facile rispetto ai tempi moderni.  Fu un cavaliere del rischio dell’epoca più bella della F1, tra gomme bruciate, oli incombusti, metalli accoppiati l’un con l’altro ed la terribile normalità che ogni week-end di gara tracciava un segno di spunta sul nome di un pilota. Facciamo un tuffo nel passato e riscopriamo la vita del “marinaio”.

ARRUOLARSI PER VIVERE

Nonno Mass torna a casa dopo la guerra. E’ un ufficiale di marina e quanto rivede il nipote gli suggerisce di entrare in marina, consapevole che avrebbe avuto la strada spianata per entrare. Così sarà. A solo diciassette anni il giovanissimo Jochen Mass abbandona la famiglia per seguire le orme del nonno sognando, un giorno, di poter sedersi e guardare il mondo da un abitacolo e con la visiera abbassata.

Ad ogni licenza concessa, Mass scappava in cerca di qualche rally locale per farsi un nome. Dopo tre anni capisce che la sua vita non è in mare ma tra i motori. La prima necessità era procurarsi una vettura da corsa. Con pochi soldi non c’era la possibilità di acquistare ne di mantenere una vettura così andò in cerca di qualcuno disposto a sostenere gli sforzi di un giovane rampante.

Per il tedesco si aprì la porta del concessionario Alfa Romeo di Helmut Hähn a Mannheim Hähn. Il proprietario gestiva un team corse con le bellissime GTA guidate da Gerd Schüler e Reinhard Stenzel. Era il 1968 quando riuscì ad avere un contratto come garzone e si mise a lavorare per l’officina e la squadra corse. Nel tempo a disposizione inizia a farsi notare alla guida di alcune vetture e fu così che Helmut gli propose di andare a correre con lui a Eberbach. Binomio perfetto. Il capo, la corsa, sicuramente avrà pensato “adesso mi darà la GTA” e invece gli lasciò le chiavi di una Giulia Super del suo consulente finanziario.

Gli anni settanta tra pantaloni a zampa e discoteche regalano a Jochen le attenzioni necessarie per crescere e salire di categoria; dalle cronoscalate alle endurance, fino ad arrivare alla vittoria del titolo europeo del campionato turismo 1972 con la Ford Capri. Le auto? Puch 500, Abarth 1000, Glas 1300 coupè, vetture agili, veloci, perfette per farsi le ossa. Accumulata l’esperienza necessaria affina i gusti e si affida alle GTA dell’Alfa Romeo per conquistare la montagna. Il tempo vola e siamo al 1973, annata eccellente! Per chi come me ama la musica non avrà certo dimenticato la data che cambiò il mondo: Il 24 Marzo del 1973 i Pink Floyd presentarono al mondo The Dark Side Of The Moon con l’etichetta EMI. 

harald ertl jochen mass e james hunt belgio 1977

© Hoch Zwei

Per Jochen Mass invece il 1973 rappresenta l’inizio di una scalata memorabile nelle monoposto; al debutto in F2 diventa vice campione dietro a Jean-Pierre Jarier. Nello stesso anno entra in F1 viene ingaggiato per guidare una Surtees che non gli permise di tagliare il traguardo, risultò sempre lento rispetto a Carlos Pace – suo compagno di squadra – ma più performante di Hailwood ( storico rivale di Agostini nel TT e nel motomodiale ). L’anno successivo è la stessa storia. Zero punti in classifica, molti ritiri, miglior piazzamento a Watkins Glen dove arrivò settimo. Dal 1975 fino al 1977 firma per McLaren e finalmente arrivano i risultati: Sebbene l’inizio non è dei migliori, Jochen Mass si rimboccò le maniche ed in Brasile assaggia il primo podio in carriera in F1 arrivando terzo. Sarà la Spagna a baciare il tedesco con la sua prima vittoria:

Siamo sul Circuito del Montjuïc a Barcellona, Le Ferrari di Lauda e Regazzoni sono veloci girano in 1’23″4 sec. Mass è lontano. Alla partenza un pasticcio del duo Ferrari eliminò entrambe le vetture. Quel Gran Premio fu una tragedia dietro l’altra, persero la vita molte persone tra addetti ai lavori e pubblico. Il tedesco approfitta della confusione e si porta in testa al Gran Premio. Poco dopo la gara viene sospesa e Mass, trovatosi al posto giusto nel momento giusto, viene dichiarato vincitore. Quel giorno andò a punti anche la eroina Lella Lombardi.

Jochen Mass, non solo Villeneuve

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© Cahier Archive

Finita l’avventura McLaren ebbe un anno sabbatico per poi tornare nel 1982. Chiunque pronunci il suo nome lo associa al terribile incidente occorso a Zolder dove perse la vita il compianto e tanto amato Gilles, un segno che rimarrà come una cicatrice nei ricordi del tedesco.

Pochi mesi più tardi la stessa sorte toccò a Mauro Baldi che decollò in modo spaventoso sugli spalti. I momenti tragici nella vita di Mass sono stati troppi per lui; prima Riccardo Paletti, Villeneuve poi, ed infine Baldi. Da quel giorno abbandonò la F1 per non ritornarci senza rimpianti.

F1 addio mi dedico alle vetture Sport

Nel 1987 vince con la Porsche la 12 Ore di Sebring insieme al pilota statunitense Bobby Rahal e due anni più tardi  a 24 Ore di Le Mans con una Sauber insieme allo svedese Stanley Dickens e al connazionale Manuel Reute. Chiuderà cosi la sua carriera agonistica, senza rimpianti ma con la consapevolezza di aver vissuto un’epoca che rendeva gli uomini ricchi nella vita, a differenza di oggi che i piloti sono ricchi solo nel portafoglio. Ad oggi Mass collabora con il Museo Mercedes e commenta le gare di F1 per una tv tedesca

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