C’erano i piloti spagnoli in Formula 1 prima di Emilio de Villota. Ma lui ha lasciato un’eredità. Spesso è stato messo fuori dalla lista dei grandi, del nostro sport per un motivo ingiusto

Emilio De Villota classe 1946 è stato un pioniere, sfortunato come pochi. La sua carriera nel motor sport non brilla come quella dei suoi predecessori ma quando getti il cuore oltre l’ostacolo, tutto cambia, tutto prende una forma diversa e si plasma in qualcosa di più. Per arrivare in F1 dovette far tutto da solo; dagli sponsor ai meccanici, la vettura, motori, gomme. Partecipò a tutti i campionati disponibili fino ad arrivare alla F1. Facciamo un tuffo nel passato e riscopriamo l’uomo che ci ha permesso di farci conoscere una donna goliardica, speciale, l’ultima vera speranza di vedere il gentil sesso in F1. Quell’incidente dove perse l’occhio non fermò Maria De Villota, continuò a lottare. La vita spesso è arida e i sogni diventano irraggiungibili.

Gli inizi di una vita in salita, i primi passi nel motor sport

Ha iniziato la sua carriera sportiva gareggiando con le Renault 8TS e Lotus Seven. In Spagna fino al 1976, ha battuto ogni strada pur di guadagnarsi soldi e sponsor. Poi decise di partecipare al campionato britannico Shell Sport Championship con un Lyncar.

Nel 1976, Emilio voltò le spalle alle Touring Cars per provare a guidare le monoposto per partecipare al Campionato del Mondo, entrando a far parte della Shellsport G8 International Series, un campionato di Formula Libre con sede nel Regno Unito, Emilio De Villota ottenne due quinti posti, concludendo la stagione al quattordicesimo posto nella classifica generale. Il debutto in Formula 1 arrivò sul circuito di Jarama a Madrid nel Gran Premio di Spagna del 1976 al volante di una Brabham BT44B – Ford Cosworth della RAM Racing, Il week-end finì presto lo spagnolo non riuscì neanche a qualificarsi. Un addio precoce, quella stagione per lui si concluse con il gran premio di casa. Ci riprovò nel 1977 dopo una lunga trattativa con Iberia Airlines e Banco Iberico, riuscì a convincerle per farsi sponsorizzare; con la linea aerea e una banca alle sue spalle riuscì a tirar su 16 milioni di pesete ( Moneta spagnola fino al 1999 quando debuttò l’euro ndr). Un budget più che sufficiente per lui, gli basteranno per mettersi in affari. Con 2 milioni di pesete acquistò una obsoleta McLaren M23, i motori Cosworth per 3 milioni e pneumatici per poter correre. Poi si occupò di cercare qualcuno che si prendessa cura della vettura e assunse tre meccanici. Ecco fatto. Con poco è riuscito ad organizzare un team per correre e così si iscrisse a 7 Gran Premi di F1. La fortuna non è dalla parte del pioniere spagnolo che su 7 week-end di gare si qualificò solo una volta e vide la bandiera a scacchi solo una volta al Gran Premio di Jarama, vinto da Andretti su Lotus-Ford.

emilio de villota Gp spagna 1977

© McLaren Racing Ltd.

Ci riprova nel 1978 ma la McLaren disegnata da Gordon Coppuck e John Barnard, non trovò mai la consacrazione, la vettura era un cancello bianco e rosso. La storia si ripete; Vince Andretti, Emilio De Villota al Gran Premio di Casa, non si qualificò a causa di un incidente con James Hunt. La F1 insomma proprio non gradisce lo spagnolo e cosi decise di affacciarsi alla Formula Aurora dove sin dal primo anno ritrova il sorriso concludendo il campionato inglese al terzo posto nella classica piloti. Nel 1979 cambia auto; per 5 milioni di Pesete acquistò una Lotus 78 dal messicano Héctor Rebaque, anch’egli pilota di F1 partecipò a 58 Gran Premi conquistando 13 punti in 5 anni. Per lo spagnolo sembra la strada giusta anche in questa stagione confermò il suo terzo posto generale. Il 1980 è l’anno del riscatto per Emilio De Villota, finalmente i sacrifici fatti fino ad ora portano risultati e altri sponsor: Il Banco Occindental. Con questo nuovo accordo si iscrisse al campionato Formula Aurora con il team RAM che gli mise a disposizione una Williams FW07 e con essa vincerà il campionato.

1981 il patto della concordia, la guerra FISA-FOCA, e quel barlume di luce per provarci ancora

Il 1981 è famoso per un motivo: Il franco canadese regala una perla che ancora oggi fa saltare sulle sedie! A Jarama va in scena uno dei Gran Premi più belli e combattuti di quei anni. Cos’è successo? Gilles Villenueve durante la gara distruggerà gli pneumatici e per i suoi avversari diventerà un topolino. Ma Gilles non è uno che si arrende facilmente e la caccia diventa un incubo per tutti che non riusciranno a sorpassarlo! Mentre a Jarama si svolgeva una gara a ritmici cardiaci elevati grazie a Gilles, Emilio De Villota invece dovette seguire la gara dai box; quell’anno iniziarono i primi screzi tra FISA – FOCA e molti aspetti i piloti furono penalizzati. Lo spagnolo tentò di partecipare ancora al Gran Premio di casa con una Williams privata dell’Équipe Banco Occidental. 

Real Automóvil Club de España ( l’ACI spagnola per interderci ndr) fece l’impossibile per far partecipare il loro pilota e in qualche modo ci riuscì. Quell’anno le due federazioni in guerra decisero di limitare i posti in grigli a 30 vetture, il team tedesco ATS venne squalificato per un errore umano e la RACE ( Real Automóvil Club de España ) colse al volo l’occasione per schierare il connazionale. Emilio De Villota entrò in pista il venerdì per le prove libere, pochi giri e il sogno spagnolo diventa una paella bruciata dallo chef. Il motore esplode. Addio week-end di gara. In aggiunta alla sfortunata giornata si presentò la FISA con un documento ufficiale dove si annunciava che se il pilota spagnolo Emilio De Villota avesse partecipato alle prove di qualificazione e alla gara, quest’ultima non sarebbe stata considerata valida per il campionato del mondo in quando la RACE ha violato il patto della concordia. Con questo comunicato decisero di escludere il loro beniamino e cosi l’ATS tornò in lista per il week-end di gara.

La delusione F1, l’ennesima, lo porta ad guardarsi intorno e a cercare fortuna altrove. Si gettò nel mondo delle endurance e con Guy Edwards a bordo della Lola di Eric Broadley. La coppia è una squadra vincente e porteranno a casa due vittorie nello stesso anno.

L’ultimo graffiante anno

I buoni risultati nella Formula Aurora e nelle gare endurance gli permisero, nella stagione 1982, di tornare in F1 alla guida di una terza March. L’ultima volta in cui più di due vetture di uno stesso costruttore affrontavano le qualifiche di un gran premio era stato il Gran Premio degli Stati Uniti d’America-Est 1980, con 4 Williams presenti, due ufficiali e due private, mentre l’ultima volta che una stessa scuderia aveva portato tre vetture era capitato al Gran Premio d’Italia 1980 dalla Lotus. La vettura era sostenuta dallo sponsor LBT, azienda produttrice di lubrificanti sintetici, ed era gommata Pirelli, come le altre due vetture della March, non dalla Avon, come inizialmente annunciato. Nelle pre qualifiche del Gp di Monaco ebbe un incidente in cui distrusse la sua March, Al GP di Gran Bretagna, dopo 5 mancate qualificazioni, lo spagnolo abbandonò l’impegno in Formula 1, per la scarsa competitività della vettura March a sua disposizione, tanto che chiese i danni alla scuderia per violazione delle clausole contrattuali.

Conclusa la storia F1 si dedicò ancora all’endurance guidando una Porsche 962; ottenne come miglior risultato un quarto posto alla 24 ore di Le Mans nel 1986, prima di abbandonare la carriera motoristica. Stufo di correre decise di fondare una scuola guida per aiutare i giovani ad entrare nel motor sport. Grazie ad Emilio De Villota abbiamo conosciuto il 2 volte campione del mondo Fernando Alonso e il futuro alfiere Ferrari Carlos Sainz.

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© Carlos Alvarez/Getty Images

Caro Emilio De Villota, una carriera decisamente sfortunata piena di colpi di scena. Non è mai mancata però la voglia di provarci e riprovarci senza mai arrendersi. I sacrifici fatti i quei anni bui hanno portato un discreto successo e qualche soddisfazione te la sei tolta. Grazie a te abbiamo visto Fernando Alonso regalarci gare mozzafiato contro la leggenda Michael Schumacher, diventato poi anch’egli pilota Ferrari senza però raggiungere il titolo mondiale tanto sperato. Tua figlia Maria è stata un pioniere come te. L’abbiamo persa troppo presto, sarebbe stata la Lella Lombardi in questa epoca moderna fatta di fischi e fiaschi, inchini ridicoli e storie inverosimili.

 

 

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