Eliseo Salazar pilota di prima classe: Formula Uno, Indy Car, Campionato Mondiale Endurance, Campionato Mondiale Sport-Prototipi, Campionato IMSA Sports Car Championship, American Le Mans Series, Campionato Mondiale Rally, NASCAR, IRL, CART. Insomma un pilota a 360 gradi. Coriaceo lottatore nella vita come nelle corse.
14 novembre 1954, Santiago del Cile, nasce il pilota più completo al mondo. Eliseo Salazar arriva da una nazione che non brilla per eventi motoristici, infatti Salazar è stato l’unico portabandiera del Cile ad arrivare nella massima serie. Sulle spalle un intero paese da far conoscere all’Europa con le sue meraviglie. Ma Eliseo Salazar, chi ha vissuto gli anni ottanta, se lo ricorderà per quello scontro con Piquet in Germania. Facciamo un tuffo nel passato e scopriamo la vita di un uomo che ha rappresentato il Cile in tutto il mondo.
Campione argentino di F4 all’inizio della carriera
All’età di 15 anni, Salazar fece la sua prima esperienza nell’automobilismo come cronometrista nelle gare in circuito e come copilota nei test di regolarità. La sua carriera è iniziata nel 1974 nel percorso stradale di Puente Alto, dove guidava una Austin Mini 1100.
In seguito, si è recato in Argentina per frequentare una scuola di corse. La sua prima gara è stata la Formula 4 argentina, in cui ha vinto il titolo di campione nel 1978. Un anno dopo Salazar ha continuato la sua carriera in Europa, partecipando per tutta la stagione al campionato britannico di Formula 3, guidando un Ralt-Toyota per il team cileno Schick Toyota. I risultati gli assicurarono un posto nel Campionato Britannico di Formula 1 nel 1980. Alla guida di una Formula Aurora riuscirà a conquistare 52 punti, 3 vittorie, 1 secondo posto, 1 terzo posto, 3 giri veloci e 6 pole position.
1982: un debutto caparbio ma sfortunato
Due anni dopo l’avventura F3 trova un sedile con il team giapponese Dome per un paio di gare del Campionato Mondiale FIA Endurance: Parteciperà alla 6 Ore di Silverstone e alla 24 Ore di Le Mans, condividendo l’auto con Chris Craft. Non fu molto sfortunato e si ritirò, in entrambe le gare, per noie meccaniche. Salazar è tornato a Le Mans con il team giapponese un anno dopo, incappando in un altro ritiro.
L’anno successivo trova un posto in F1 con la March, passerà subito dopo alla Ensign e, l’anno successivo, sarà alla guida di una ATS. Nessun podio, nessun punto conquistato. Se nelle parti alti della classifica si potevano leggere nomi importanti, nella parte bassa c’erano il cileno e pochi altri piloti. Il suo nome venne messo in risalto dopo una piccola rissa con Piquet nel gran premio di Germania. Cosa successe? Un incidente di gara che il brasiliano non prese troppo bene, reagendo in malo modo.
Per la stagione di Formula 1 del 1983, Salazar si unì a RAM Racing ma i suoi risultati furono deludenti e fu appiedato dopo sei round. Non riuscì a qualificarsi quattro volte, si ritirò al Gran Premio degli Stati Uniti d’America West e finì 15° nel Gran Premio del Brasile. In quegli anni ci fu il Golpe cileno e un radicale stravolgimento politico con Pinochet. Questi due fattori non permisero a Salazar di restare in F1; oltre ai suoi cattivi risultati, la crisi economica e uno spietato dittatore, compromisero l’avventura del cileno che non tornò mai più in F1.
Un viaggio verso nuove opportunità
Si torna casa. Questo avrà pensato Salazar mentre faceva le valige e diceva addio al circus. E’ il 1984, Salazar è tornato in Sud America per partecipare al Campionato di Formula 2 ma debuttando anche nei rally. Dove ebbe maggior successo, vincendo due campionati nazionali di rally consecutivi su una Toyota Corolla XT.
Tuttavia torna alle monoposto nel 1986, partecipando al Campionato Internazionale di Formula 3000 con RAM Motorsport e Lola Motorsport. Il suo miglior risultato è stato il quarto posto al Birmingham Superprix. Nella stagione 1987 della F3000, ha cambiato tre squadre ma non ha ottenuto punti in undici gare.
Nel 1988, Salazar ha cambiato nuovamente la disciplina delle corse, passando al World Sportscar Championship con il team di Spice Engineering. Partecipò a tre gare del Campionato Mondiale Sport-Prototipi, si ritirò a Le Mans ma ottenne la vittoria della classe C2 a Fuji 1000 km, condividendo l’auto con Thorkild Thyrring.
Per la stagione WSPC 1989, Salazar rimase con Spice Engineering ma si unì al team Silk Cut Jaguar solo per Le Mans, condividendo la Jaguar XJR-9 LM #4 con Alain Ferte e Michel Ferte. La classifica finale dichiara ottavo posto assoluto in classifica generale. Continua l’avventura con Spice Engineering, e ancora Jaguar a Le Mans. Il circuito della Sarthe non porta fortuna al cileno che dopo 280 giri dovette ritirarsi.
Negli anni novanta il vento cambia ancora. Questa volta porta il nome di Gianpiero Moretti del team Momo nel Campionato del Mondo di auto sportive IMSA. Salazar vincerà 3 gran premi Lime Rock, Watkins Glen e Indianapolis alla guida di una Ferrari 333 SP numero 30. Un nuova opportunità arriva nel 1995.
Dopo l’avventura nel campionato IMSA Eliseo Salazar debutta nella Indy Car World Series, guidando la Lola-Ford per la Dick Simon Racing. Il momento clou della stagione è stato il quarto posto al suo debutto nella 500 Miglia di Indianapolis. Finirà al ventunesimo posto in classifica generale. La stagione successiva, ancora con il Dick Simon Racing, parteciperà a quattro gare. Un divorzio tra la CART e la Indy Racing League, portò il cileno a cambiare team, guiderà per Scandia alla 500 Miglia di Indianapolis 1996, concludendo al sesto posto.
Nel 1997 Salazar rinnova con il Team Scandia per Indy Racing League. Nell’ultimo round del campionato, al Las Vegas Motor Speedway, ha ottenuto la sua prima vittoria IRL, battendo Scott Goodyear di 1,204 secondi. A giugno dello stesso anno Salazar tornò a Le Mans per l’ultima volta, unendosi alla Pacific Racing per guidare un prototipo di BRM P301-Nissan LMP1. La sua corsa durò solo sei giri. Finita in modo drammatico l’avventura a Le Mans, debutta nello stesso anno nella Nascar partecipando alla Craftsman Truck Series. Guida la Chevrolet per la Doran Racing a Watkins Glen, finendo al 17° posto.
Dal 2000 al 2011 il suo nome fiocca ovunque. Da Indianapolis 500 con il podio all’inizio del nuovo millennio, dietro a Juan Pablo Montoya e Buddy Lazie, fino al quarto posto in campionato. Lasciata la IRL decide di tornare alle corse con le auto sportive: Si presenta per la 12 ore di Sebring alla guida della Porsche 996 GT3 RS, passando alla Ferrari 360 Modena del JMB Racing. Zero vittorie, zero podi. Anche in questo campionato colleziona uno zero tondo. Il cileno non demorde. Alzare bandiera bianca non fa parte del suo carattere e decide di riprovarci, di rimettersi alla guida di una nuova avventura. E’ il 2004.
Hyundai, Subaru, Mitsubishi Lancer Evo IX nel WRC cileno. TC200 Argentina, Top Race V6 Argentina e infine la Dakar 2009 per entrare nella storia. Hall Of Fame per Eliseo Salazar grazie alla presenza nelle quattro gare più importanti nell’emisfero.
500 Migliaia di Indianapolis, al Gran Premio di Monaco di F1, alla 24 ore di Le Mans e al Rally Dakar 2009, competizione che avvenne in Cile. Un quartetto da invidia. La scelta di presentarsi a quattro gare estenuanti gli è valso un record ancora oggi imbattuto. Nel 2012, Salazar si è riattivato nelle corse di auto sportive, guidando la TRG Porsche 997 GT3 Cup in tre round della Grand-Am Rolex Sports Car Series, inclusa la 24 Ore di Daytona. Nel 2013 è rimasto su una Porsche, ma è entrato a far parte di Muehlner Motorsports, partecipando alla 24h di Daytona e ad altre tre gare.
Nel 2014 ha vinto l’Aston Martin GT4 Challenge North America, l’anno successivo ritornò alla 24 Ore di Daytona, alla guida di una Aston Martin Vantage GT3 concludendo una gara all’ottavo posto nella classe GTD.
Finisce così la carriera di un poetico pilota cileno. Un sognatore che nella sua vita ha rincorso le lancette del cronometro senza mai stancarsi. Uomo e pilota di un’epoca assai lontana da quella moderna dove piloti e team non aggiungono ulteriori impegni maggiori a quelli che già hanno. Ma se sei un sognatore, un romantico marinaio, un lupo solitario, forse, Salazar può esser la fonte dell’ispirazione per raggiungere e realizzare un sogno, apparentemente molto lontano.
Au Revoir Eliseo Salazar!
Elíseo, March 811-Ford, en San Marino. Fuente: Formula 1 Car by Car 1980-89, P. Highman. @eliseosalazar pic.twitter.com/ViekDUHtyC
— Ricardo A. Lopez Rago (@RIC4RDOL) February 10, 2021