Ormai famoso grazie al film Le Mans 66. Padre della mitica Ac Cobra 427, autore della storica vittoria con la GT 40 Mk II. Genio incontenibile e papà delle Muscle car più belle mai realizzate. La sua vita una lunga corsa per esser più veloce del cronometro.
Carroll Shelby nasce a Leesburg, Texas 11 gennaio 1923. E’ una giornata di inverno quando nacque il genio che cambierà il mondo facendo sognare, ancora oggi, ogni pilota o semplice appassionato di Muscle car. Ma chi è Carrol Shelby? E’ un ragazzo quando scopre la passione per il volo e per le auto. Nasce a cavallo tra due grandi guerre e da grande si arruola nell’USAF diventando pilota prima, istruttore verso la fine del conflitto. Lui come Colin Chapman inventano e rivoluzionano il mondo. Finita la guerra inizia una vita, quella di pilota professionista, facendo sempre i conti con il suo debole cuore che ha bisogno di messa a punto come un carburatore, piccole regolazioni per non avere una carburazione grassa e mai troppo magra per rischiare di grippare. Facciamo un tuffo nel passato e riscopriamo la vita dell’inventore della Muscle Car.
I primi passi nell’automobilismo, i record, il primo approccio con Ferrari
La carriera agonistica di Shelby inizia tardi, all’età di 29 anni è ancora un dilettante. Il texano iniziò a correre con la MG TC del suo amico Ed Wilkin nel 1952. La prima gara fu al Grand Prairie Naval Air Station e dopo poco tempo passò alla Cadillac-Allards di Charles Brown. Alla fine del 1952, Shelby aveva vinto 4 gare, portando a casa solo trofei, senza accettare alcun premio in denaro.
Nell’agosto 1954, Shelby si unì a Donald Healey e la sua squadra. Con la sovralimentata Austin-Healey 100S, stabilirono il record nazionale di velocità di classe D alle Saline di Bonneville. Shelby, Healey, il capitano George Eyston, Mortimer Morris Goodall e Roy Jackson-Moore hanno stabilito circa 70 record. Shelby, da solo, ne stabilì 17, tra questi c’è il record di 10 minuti e 21,8 secondi a bordo della Ferrari 375 GP Roadster sul Mount Washington Hillclimb. Un incidente lo tenne fuori per circa 8 mesi e al suo ritorno c’è la Ferrari di Tony Paravano nell’agosto del 1955 ad attenderlo. Nel 1956 vinse altre 30 gare sempre alla guida della 375 GP , iniziò a guidare per John Edgar e fu cosi che fondò la Carroll Shelby Sports Cars a Dallas.
“Sono andato a correre 35 anni fa, e ho vinto un campionato del mondo. Abbiamo vinto i campionati nazionali circa 25 volte. Guidando, ho vinto un campionato nazionale e Le Mans”
Pilota dell’anno di Sports Illustrated nel 1956 e nel 1957
Arriva la F1 e lui presenta con una Maserati 4,5 litri di John Edgar. Non ottenne molti risultati, il suo miglior piazzamento fu un quarto posto in Italia. Al Riverside International Raceway fu coinvolto in un incidente che lo tenne fuori a lungo; 70 punti di sutura, una plastica facciale per gli zigomi e il naso. Ritorna in pista e vincerà contro Masten Gregory e Dan Gurney.
La vita dell’americano è intensa e piena di appuntamenti: Nel 1958 si unì a John Wyer e al team Aston Martin in Europa guidando una DBR3 a Spa Francorchamps, poi con la DBR1 per la 1000 km del Nürburgring insieme a Roy Salvadori. Non soddisfatto delle sue avventure e delle gare fino ad allora disputate, portò la Maserati 4.5L di John Edgar nel Tourist Trophy di Nassau e concluse così il 1958.
La coppia Shelby – Salvadori torna nel 1959 guidando la DBR1/300 a Sebring. A giugno, Carroll Shelby ottiene un sedile con Porsche, sostituirà Wolfgang Seidel per l’appuntamento che lo vide già protagonista, alla 1000 km Nürburgring. Il momento culminante della sua carriera agonistica è stato nel giugno 1959, quando alla guida di una Aston Martin DBR1 (sempre con l’inglese Roy Salvadori) vinse alla 24 Ore di Le Mans del 1959 battendo Ferrari.
“Vincere le ventiquattro ore è stato probabilmente il più grande brivido che abbia mai provato in una gara. Mi vengono in mente un sacco di altre gare che portano la loro quota di emozioni per il vincitore, ma quando vinci questa ti dà la licenza di andare a dire alla gente che sei bravo, e questo spesso aiuta a mettere insieme qualche altra offerta”
Dopo essersi aggiudicato due edizioni di Le Mans, la prima nel 1954 con Paul Frère e nel 1959 con Roy Salvadori iniziò a scrivere un “pocket book”. Si ritira dal mondo delle corse come pilota e gira il mondo alla scoperta dell’europa, scoprendo che in chiave sportiva ha superato l’America in produzioni di auto.
“…più a lungo andavo a correre, più mi trovavo in giro per le fabbriche di produzione in Europa. Mi rendevo conto che all’America mancava una scommessa vincente… quella scommessa vincente di cui parlo era la progettazione e la produzione di un’auto sportiva o gran turismo tutta americana...”
Gli anni sessanta furono anni fantastici e chi li ha vissuti lo sa bene. Non c’erano limiti ai sogni, non c’erano limiti nella progettazione ma solo tanta voglia di riscatto. Nel 1960 Carroll Shelby si ritira dal mondo delle corse e apre una scuola guida: la Shelby-American Performance Equipment and Customization Company nell’area di Los Angeles. Carrol Shelby si interessò al potenziale del telaio AC Ace, soprattutto dopo che la Bristol Aeroplane Company smise di costruire motori per automobili, e le vendite con il motore Ford Zephyr erano in calo nel settembre 1961. Il texano prese contatti con Charles Hurlock della AC, trovato l’accordo gli fornì il telaio. Dave Evans della Ford Motor Company, accettò di fornire i motori V8. La nuova vettura, chiamata Carroll Shelby Experimental o CSX0001, sarebbe stata commercializzata come Shelby AC Cobra, poi AC Cobra e, infine, Ford Cobra. La produzione iniziò nel marzo 1962, vennero vendute 75 automobili. Nell’aprile 1963 nasce il prototipo 427 Cobra.
L’esperienza agonistica di quell’anno indicava la necessità di ulteriori modifiche per rendere la Cobra competitiva con le Ferrari GT. Eseguite le modifiche alla carrozzeria il risultato fu straordinario: Nacque la Shelby Daytona Coupé con cui ottenne tre vittorie nella classe GT sul circuito del World Sportscar Championship GT del 1964. Inoltre vinse Le Mans e il Tourist Trophy di Goodwood, oltre al Campionato GT degli Stati Uniti d’America del Sports Car Club of America. Poi, nel 1965, Shelby American Cobra vinse il Campionato Internazionale Costruttori GT.
Ogni giorno della tua vita è una pagina della storia che stai scrivendo
Un proverbio che Carroll Shelby conosceva bene o forse no. Fatto sta che la GT 40 Mk II è un sogno automobilistico da capogiro. Rispetto alla Mk I, la sorella maggiore, subì drastici interventi sulla trasmissione creando così la variante vincente sfruttando il motore Ford da 7,0 litri. Il risultato? Grazie al film “La grande sfida” sappiamo come andò a finire.
Carroll Shelby fu invitato a finalizzare lo sviluppo della vettura dopo che il progetto Ford subì delle battute d’arresto nel 1966. Gli anni a venire furono impegnativi; la scomparsa dell’amico e collaudatore Ken Miles rese tutto più complesso e la GT40 Mark IV ful’ultimo prototipo di Shelby.
Dopo la separazione dalla Ford, Shelby iniziò a collaborare ed sviluppare auto ad alte prestazioni con le divisioni delle altre due Big 3 aziende americane: Dodge e Oldsmobile.
Negli anni successivi, prese una serie di iniziative, tra queste riguardano la produzione della leggendaria Cobra –auto che sarebbero state costruite utilizzando parti e telai “di scarto”. Negli anni ’60, la FIA richiese ai concorrenti (Shelby, Ford, Ferrari, ecc.) di produrre almeno 100 vetture per le classi omologate. Shelby ordinò un numero insufficiente di auto e saltò un blocco di numeri di identificazione per i veicoli, così facendo illuse la federazione facendo credere che l’azienda avesse importato un numero di auto soddisfacente per la richiesta della FIA. Negli anni Novanta, il texano affermò di aver trovato i telai “rimasti” della Cobra ed iniziò a vendere automobili che si supponevano fossero finalmente “completate”. Dopo che fu scoperto che le auto erano state costruite da zero in collaborazione con McCluskey, Ltd., furono ribattezzate come Cobra. Ancora oggi i modelli sono costruiti con il numero di serie CSX4000 di Cobra. Una delle sue creazioni, la Mustang Eleanor fu utilizzata nel film ” Fuori in 60 secondi”.
“Aver vinto Le Mans non è stato così facile. Ricordo che il direttore finanziario della Ford mi chiamò circa tre mesi dopo l’inizio del programma e disse: ‘Carroll, abbiamo speso 200 milioni di dollari per questo programma finora. Temo che manderà in bancarotta l’azienda”. Io dissi: “Faresti meglio a parlarne con il signor Ford”. Ci ha detto di vincere Le Mans”.
Riconoscimenti
Un genio. Una mente brillante. L’esperienza con Il Capitano George Edward Thomas Eyston ha alimentato, senza ombra di dubbio da parte mia, la passione per la velocità. Come Chapman anche Shelby sfruttò le sue conoscenze sulle tecniche aeronautiche per plasmare le vetture e rendere veloci. Il suo talento fu riconosciuto e premiato:
- 1991: entra di diritto nella Hall of Fame International Motorsport
- 1992: Motorsports Hall of Fame d’America – Automotive Hall of Fame
- 2009: Hall of Fame Diecast
- 2 Marzo 2013: SCCA Hall of Fame
Dopo la scomparsa prematura di Miles scelse di allontanarsi da Henry Ford II. Nel 2003, Ford Motor Co. e Carroll Shelby hanno ripresero i legami diventando consulente tecnico del progetto Ford GT. Nello stesso anno ha formato la Carroll Shelby International, Inc. con sede in Nevada.