Devoto al cavallino rampante è stato l’ultimo pilota in rosso ad avere il numero 27 sulla sua monoposto: un numero dalle molte speranze

Jean Alesi classe 1964 nato a Giugno a Montfavet, Cavaliere della Legion d’Onore per meriti sportivi. E’ stato un pilota tanto forte quanto sfortunato. Gli anni in Ferrari sono stati i più belli della sua carriera, ancora oggi ricordati con grande emozione

Francese dai genitori italiani, una lontana assomiglianza a Sylvester Stallone, Jean Alesi è un pilota veloce, determinato, fedele alla causa. Un pilota di un’altra epoca, molto lontana da quella moderna. Nella sua carriera sportiva ci sono pochi rimpianti, le scelte fatte sono sempre state dettate dal cuore, quel cuore che rendeva l’uomo dal volto freddo con occhi di ghiaccio, meno duro di ciò che sembrava. Almeno con i fan. A Fiorano con Berger avete regalato tanti sorrisi.

Se dovessimo paragonare il pilota Jean Alesi ad un personaggio cinematografico, senza ombra di dubbio è Rocky Balboa, personaggio tutto cuore ma grande campione nella vita come nello sport. Nulla gli è mai stato regalato, ha sempre incassato cercando di portare a casa sempre il risultato. Costante e affidabile. Fan del grande Gilles tanto da avere nella sua cameretta un poster del suo mito. Ed è proprio al grande Gilles che il francese si ispira per la sua carriera nell’automobilismo.

NEL NOME DEL PADRE

Papà Franco è il mentore e musa ispiratrice per Jean Alesi. Dopo la partenza dalla Sicilia, decide di aprire una carrozzeria in Francia. Questa scelta lo porterà ad cimentarsi nelle gare rally e cronoscalate. Due anni nei kart due campionati vinti. Jean Alesi si fa conoscere così nel mondo del motorsport. Il 1983, un anno dopo la scomparsa del suo idolo Gilles Villeneuve, approda alla coppa Renault 5: a fine stagione sarà settimo con 47 punti, secondo nella classifica piloti Marlboro su Ford XR3.

L’anno successivo è un vento di cambiamento, si passa di categoria, inizia a correre in Formula Renault. Il 1986-87 corre nella Formula 3 raccogliendo i primi risultati importanti: Il primo anno vince due gare, il secondo anno ne vincerà sette e questo gli permette di vincere il campionato grazie al team Oreca con motore Alfa Romeo. Nel 1988 debutta in Formula 3000 con lo stesso team: due volte a podio, un decimo posto in classifica generale. Questi risultati portarono un necessario vento di cambiamento e il 1989 arriva con il nome Jordan. Vince il titolo internazionale, partecipa alla 24H di Le Mans ma dopo 4h di gara la sua vettura prende fuoco, ritiro immediato e esperienza conclusa con largo anticipo.

IL DEBUTTO CON LA TYRRELL

Ken Tyrrell per il Gran Premio di Francia appieda Michele Alboreto, gli sponsor non lo vogliono in squadra. L’occasione perfetta per Jean Alesi per il debutto in Formula 1, il 9 luglio 1989, e il francese non si fa scappare l’occasione. Tutto il suo talento e la sua generosità di guida lo portano a conquistare un quarto posto e i primi punti nel mondiale. Ken Tyrrell soddisfatto del nuovo acquisto gli offre un contratto di diciotto mesi, questo ha permesso al giovanissimo Jean Alesi di farsi notare durante tutto il mondiale: certo la classifica dice altro, tre ritiri, un decimo posto, due quarti e un quinto posto. Tutto sommato la sua guida lo porta a concludere il campionato al nono posto con 8 punti, su 10 Gran Premi disputati. Un buon inizio.

Nell’inverno 1989 Frank Williams lo chiama per la stagione 1991, ’92 e ’93. Sembrava tutto fatto, una firma e oggi racconterei una storia diversa: una clausola prevedeva che il contratto con Jean Alesi fosse ufficializzato in patria, quegli anni la Williams era motorizzata Renault – occasione perfetta per tutti – ma si volle tenere segreto l’ingaggio fino all’arrivo del GP del Belgio. Alcune divergenze misero in guardia il giovane francese e i suoi avvocati lo misero sull’attenti. Da Luglio a Settembre la tensione per il francese era palpabile, Frank spingeva per Senna, il brasiliano non l’avrebbe mai voluto in squadra con lui. Un contratto bollente. Clausole che potevano lasciarlo senza un sedile in qualunque momento. Ferrari iniziò a corteggiare il francese e si occupò di tutto.

L’11 Marzo 1990 il mondiale di Formula 1 si presenta in America per il Gran Premio degli Stati Uniti a Phoenix. Harvey Ernest Postlethwaite, ingegnere inglese ex Ferrari, è da poco in Tyrrell il suo posto, poi venne preso da John Barnard. Quella Tyrrel 018 gommata Pirelli QM3, passerà alla storia;  in qualifica Jean Alesi conquisterà la quinta piazza, ma la vera sorpresa – per tutti quel giorno – arrivò la domenica. Al via Jean Alesi grazie ad uno spunto perfetto si porta al comando della corsa. Con le QM3  non erano previste soste, consapevole di ciò gettò il cuore oltre l’ostacolo e giro dopo giro iniziò a costruire un discreto margine.

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© John Millar

Il suo stile di guida aggressivo caratterizzato da finezze tecniche gli aveva permesso di creare un vuoto importante tra lui e i suoi avversari. Ma in pista non c’è solo lui: alle sue spalle c’è un puntino bianco rosso con il casco giallo, Ayrton Senna. Il brasiliano alla guida della McLaren lo raggiunge e inizia una lotta serrata tra i due; e dal botta e risposta che si osserva sul circuito cittadino, il pubblico capisce subito che il francese ha stoffa. Ma Senna vinse, e Alesi dovette accontentarsi del secondo posto, anche se quella gara rimarrà come una delle più belle tra i 201 gran premi a cui ha preso il via.

Con Prost a Maranello andò tutto benissimo! Per me era un mito. Lui aveva solo Senna in testa. Con me sempre molto corretto ed onesto.”  

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©Cahier Archive

Sin dal primo giorno, Jean Alesi entrò nel cuore di tutti gli italiani. Persino lui rimase colpito dalla grande passione che degli italiani per la Ferrari. Questo per lui fu motivo di grande orgoglio. Ancora oggi il francese si emoziona quando ricorda gli anni in rosso, nonostante la sfortuna si sia accanita su di lui, il cuore non ha mai smesso di battere per Ferrari e ogni Gran Premio metteva tutto sé stesso. I rapporti con Alain erano sempre trasparenti e questo creava armonia in squadra.

 

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©Cahier Archive

L’anno successivo ci sono forti cambiamenti nella squadra; Prost dice addio a Ferrari definendo la vetture un “trattore”  dopo aver perso il mondiale a Suzuka l’anno prima. Cambiamenti che non hanno certo aiutato a migliorare la situazione. I ritiri per inaffidabilità divennero costanti e la sua generosità alla guida non bastava. La F92A e la F92A/T furono vetture disastrose. Cambiano i piloti, da Capelli a Larini per concludere il contratto con Berger. I due diventeranno grandi amici, fuori e dentro la pista.

E si resero protagonisti di uno scherzo organizzato dall’austriaco: trovando a Fiorano la Y10 di Todt parcheggiata e con le chiavi nel quadro, decisero di farle fare qualche giro a velocità… sostenuta. Il tutto e finì con il cappottamento della macchina, per fortuna senza conseguenze né per Alesi né per Berger, che se la cavarono con una lavata di testa del loro principale.

jean alesi michael schumacher GP canada 1995

© John Millar

In pista invece le cose non vanno. Purtroppo per il francese i risultati importanti continuano a mancare, molti ritiri e pochi podi. Gli venne offerto di restare ancora fino al 1995 con la promessa di avere una vettura migliore, promessa che non fu mantenuta. In quegli anni Michael Schumacher inizia ad imporsi con la sua Benetton e il francese, nonostante una vettura finalmente all’altezza per la stagione, dovette combattere ancora con la sfortuna: a Monaco, un doppiato si girò davanti a lui causando il ritiro, poi altri abbandoni si susseguirono in Ungheria, Belgio, Spagna, Australia, Giappone, Portogallo, Germania. Ma poi nel Giugno 1995 sul Circuito di Montréal, il siculo-francese trovò, finalmente, la redenzione.

Sabato 10 giugno, giorno delle qualifiche. La Benetton di Michael conquista la pole position facendo registrare un tempo di 1:27.661, a seguire Damon Hill e David Coulthard (prese il posto di Senna dopo la sua scomparsa a Imola ndr) le Ferrari fanno registrare un ritardo di quasi un secondo. Ma siamo a casa di Gilles e guarda caso Alesi corre col 27, scelto proprio in suo onore.

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©Cahier Archive

 

Al semaforo verde la Benetton rimane in testa le Ferrari arrancano. Dopo pochi giri Coulthard commette un errore, le Ferrari superano Hill e balzano in seconda e terza posizione. Nella danza dei pit stop non tutto va come dovrebbe e Jean Alesi a undici giri al termine si porta in testa. Il francese inizia l’ultimo giro, ce tensione ai box, si teme il peggio…

E invece questa volta no: Alesi taglia il traguardo finalmente al primo posto, fermando la monoposto poco dopo poiché, distratto a guardare le tribune in festa, sbagliò a inserire il cambio e la vettura si spense. A Monza tentò il colpaccio, un regalo a tutti i tifosi per un addio agrodolce. Alesi ha ricordato quei giorni così: “Il GP iniziava da Ventimiglia, dalla frontiera. La tensione cresceva giorno dopo giorno. Purtroppo non sono mai riuscito a vincere. A Monza feci una strategia alla ferrarista, full gas e focus aggressivo. Tutto funzionò alla perfezione, io dovevo solo portare la vettura al traguardo.  Volevo regalare la gioia della vittoria ai tifosi, ma un cuscinetto si grippò e mi tagliò il porta mozzo a 7 giri dalla fine.”

Due anni in Benetton lo aiutano a conquistare punti importanti: il motore Renault era molto affidabile, questo permise al francese di ottenere nel 1996 un quarto posto in classifica piloti con 47 punti e l’anno successivo con 36 punti. Dopo Ferrari e Benetton la carriera di Jean Alesi in Formula 1 inizia a scemare passando alla Sauber per due stagioni, 1998 e 1999, un anno alla Prost – scuderia fondata da Alain – per il 2000 e infine in Jordan-Prost dove concluse la stagione e la carriera in F1 l’anno successivo.

Dopo la F1 arriva la McLaren Mercedes: diventerà collaudatore, e nel frattempo si dedica al DTM. La fortuna anche in DTM non è stata dalla sua parte. Prestazioni medie, qualche vittoria, piazzamenti sempre a punti ma mai costante. Il biennio successivo tornerà alla vittoria nella gara inaugurale del 2005. L’anno successivo arriva il ritiro. Ma Alesi tracciò un bilancio positivo di quel periodo: “Mi sono divertito tanto in DTM, sono stati 5 anni bellissimi! Norbert Haug è stato un punto di riferimento per tutti, era un capo temuto da tutti e spesso era in mezzo ai piloti per assicurarsi che fossero soddisfatti.”

Nel 2008 e 2009 partecipa al campionato Speedcar Series, nel 2010 prende parte alle gare Endurance con Fisichella e Vilander a bordo di una Ferrari F430 del Team AF Corse, disputando anche la 24 ore di Le Mans. Ha continuato a gareggiare in diversi campionati senza ottenere grandi risultati per poi dire addio in definitiva. Stanco del mondo delle corse viene chiamato come opinionista in TV per la trasmissione Pole Position e dal 2013 è ambasciatore Pirelli.

 

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©Cahier Archive

Il sogno del titolo mondiale però rimase tale. Non c’era coerenza tra i meccanici, ogni gruppo di lavoro teneva per sé i “segreti” come se fossero parte di una squadra diversa. Peccato. Ma se quella volta a Monza avesse firmato per Williams? Come sarebbero andate le cose? Immaginarlo vestito con un colore diverso dal rosso è veramente difficile. Ma che importa qualche vittoria in più in carriera, se per una volta, cosa rara nello sport, scegli il cuore invece della testa. Come fece Jean Alesi, indimenticato francese innamorato della Ferrari e con un’anima italiana stampata dentro.

 

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