Un nome che pochi ricordano, in pochi sanno la sua storia e di certo non sono i più giovani dal facile click e sempre smart. Per parlare delle tigre romana, ultima eroina di un mondo prettamente maschilista, bisogna fermarsi e scavare nella storia della F1, quando essa era davvero F1.

Giovanna Amati è un nome che echeggia nella memoria dei imprenditori in quanto il padre, Giovanni Amati, è stato produttore e imprenditore del cinema. Grazie a lui abbiamo conosciuto Alberto Sordi e, l’Italia, conobbe i Frank Sinatra, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Eddie Calvert, Franky Lane, Johnny Ray, i Beatles.

Giovanna Amati classe 1962 sarà l’ultima donna a partecipare ad un campionato di F1 – prima di lei Lella Lombardi – partecipando a 3 Gran Premi. Ma non ci fu solo la F1 e il cinema nella sua vita. Facciamo un tuffo nel passato, indossiamo i guanti partiamo!

“Da bambina mi appassiono subito alla velocità e il primo idolo è Fittipaldi. Vedo un suo poster in un negozio, auto nera riflessa sull’asfalto bagnato. Me lo faccio comprare da mamma e lo appendo in camera”

Con queste parole, Giovanna Amati si ritrovò con la voglia di provarci e di arrivare a guidare una F1. Il suo esordio nel motor sport è nel 1982 con la Formula Abarth; In quel campionato troverà un’altra donna Luigina Guerrini. Quel campionato terminò con 4 punti conquistati, un giro veloce ed una pole position.

giovanna amati

facebook.com/GiovannaAmatiofficial

Due anni più tardi si presenterà al campionato di Formula 3. Qui conoscerà piloti che ancora oggi fanno parlare di se: Gabriele Tarquini, Nicola Larini, Ivan Capelli. La Amati approdò nel team di Pirola guidando una Ralt RT3 (Fiat). Anche in questo campionato la fortuna non è dalla sua parte; per quanto la sua forza di volontà e la generosità di guida fossero evidenti, la romana non riuscì ad ottenere risultati importanti. Si arriva velocemente al 1985 dove parteciperà al trofeo Monza, Monaco Grand Prix, e alla Formula 3; Anche in questo caso i risultati sperati non arrivano. I piazzamenti sono fuori dal podio, solo al Trofeo Monza otterrà un eccellente quinto posto. Nel 1987 approda alla Formula 3000. Gara storica per un evento particolare. Quale? Un certo Jean Alesi che fece di tutto per sorpassarla e non riuscì. Ancora oggi sono sicuro che Jean ricorderà quella cocente “sconfitta” con un sorriso agrodolce.

“Alesi cercò di superarmi per 73 giri. Senza riuscirci. A fine gara scende dalla macchina, butta il casco in aria e urla: “Io dietro una donna! Mai più!”. E costringe i meccanici a cambiare il telaio dell’auto”

Giovanna Amati dopo quella gara ricevette diverse proposte per correre in vari campionati, la Formula 3000 sarà il campionato dove avrà maggior presenze ma poi arriva la chiamata di Bernie Ecclestone per un posto in F1

“Tra i miei amici d’infanzia c’è Elio De Angelis, che corre in F.3. Gli faccio una testa così e alla fine mi dice: “Ti devi togliere lo sfizio, altrimenti vivrai di rimpianti. Chiamo Henry Morrog e ti porto alla sua scuola”. Il problema è che iscriversi costa un milione” 

L’angelo della F1 Elio De Angelis. A lui la F1 deve molto. Se quella Lotus non si ribaltò prendendo fuoco oggi parleremmo ancora di un ragazzo ben educato, sempre gentile e dal piede pesante. Giovanna Amati ebbe la fortuna di averlo come amico ed è grazie a lui se riuscì ad entrare in F1. La Brabham BT60B aveva urgenza di trovare un pilota per la stagione 1992. Bernie Ecclestone – acuto rivoluzionario della F1 – tentò di riportare nella massima serie una nuova Lella Lombardi.

MTR24-Blog-Giovanna Amati of Italy, driving a Brabham BT60B with a Judd 3.5 L V10 engine for Motor Racing Developments Ltd, prior to the South Africa F1 Grand Prix on 1st March 1992. Amati failed to qualify for the race

Photo by Bernard Cahier/Getty Images)

Ma per la romana la strada non è tutta in discesa. Per approdare in F1 serve uno sponsor e 500 mila dollari per entrare. Una raccomandazione alla Malboro fu il pass di ingresso a quel mondo tanto caotico. Il primo ed unico pilota ad avvicinarla fu Ayrton Senna che si presentò e le diede il benvenuto. Per la romana sarà l’unico momento di gioia in 3 gran premi a cui partecipò; La Brabham BT60B con motore Judd 3.5 non era all’altezza, la vettura era scadente e, dulcis in fundo, per la  Brabham quella sarà l’ultima stagione in F1 e pertanto non ci saranno ulteriori aggiornamenti per la vettura. Kyalami, Messico, Interlagos e addio alla F1. La Brabham scarica la Amati per mancanza di risultati in quanto non riuscì neanche a qualificarsi in nessuno dei GP e al suo posto arriverà Damon Hill.

Insomma per quanto il cuore venne sempre gettato oltre l’ostacolo la romana non trovò mai un auto all’altezza per dimostrare il suo potenziale.

Nella Sports Racing World Cup – SR2 1999 troverà maggiori soddisfazioni con il team Cauduro Tampolli Racing dove terminerà al terzo posto assoluto con 73 punti. Sarà il suo miglior risultato nei campionati a ruote coperte. La sua ultima partecipazione fu nel  2014 Italian GT Championship – GT3 dove partecipò ad una sola gara.

Donne con le gomme, ma davvero la lady non potranno mai partecipare ad una gara di F1?

Desiré Wilson, Maria Teresa De Filippis, Lella Lombardi, Divina Galica, Simona De Silvestro. Questi sono i nomi di gentil sesso che parteciparono ad un campionato di F1. Persino la radiosa Susie Wolff ebbe un’occasione alla guida di una scadente Williams che si fermò dopo qualche giro.

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© Cahier Archive

Il mondo caotico della F1 ha bisogno di piloti come Lella Lombardi e Giovanna Amari. Maria De Villota ci fece sognare con quella Marussia, fu un barlume di luce nel buio pesto di un circo adatto solo, in apparenza, a gorilla con i soldi. L’ultima grande occasione persa fu Simona de Silvestro, pilota dell’Indy Car che nel 2014 trovò un accordo con Sauber per la stagione 2015 ma poi tutto sfumò dopo che licenzio il suo manager. Oggi corre in Formula E.

Cara Giovanna Amati, sebbene la F1 non ti ha dato ciò che meritavi, sicuramente hai fatto sognare tanti maschietti innamorati di te, ed anche io, un po’ lo sono stato. Come lo è stato Niki Lauda, un amore nato in pista, vissuto fuori pista, per poi parcheggiarsi nella ghiaia con le ruote che affondano. Mi sarebbe piaciuto raccontare molto di più di te, forse un giorno ce la farò.

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