Vincentino di nascita, sagace imprenditore, innamorato del futuro rilanciava, anticipava e percorreva le strade della sua vita da imprenditore come se stesse guidando in pista. Eleganza e grandi capacità gli hanno permesso di espandere la sua azienda e di portare nuove idee al nostro bel paese
Giannino Marzotto classe 1928 nasce a Valdagno, in provincia di Vicenza. Figlio di una famiglia di nobili, il giovane vicentino ebbe l’opportunità di vivere e gestire l’azienda di famiglia e nel contempo dedicarsi alla sua più grande passione: L’automobilismo sportivo. Un interesse che trova radici nella sua famiglia con molti ostacoli in quanto non erano viste di buon occhio le corse. Il timore di dover incontrare un artificioso commento poteva compromettere la reputazione dell’intera famiglia e dell’azienda tessile. Ripercorriamo insieme la sua vita, facciamo un tuffo nel passato per onorare la memoria di un grande visionario, imprenditore e uomo di sport.
Giannino Marzotto si affacciò nel mondo dei motori nel 1948, divenne amico di Enzo Ferrari ed insieme parteciparono a diverse gare. Tra queste la Coppa Gallenga del 1949 a bordo di una Ferrari 166 vincendola alla prima partecipazione. La sua grande passione lo spinse a partecipare alla Mille Miglia; La sua prima apparizione fù nel 1948 con suo fratello Umberto Marzotto, su Lancia Aprilia n. 751, arrivarono 28′. Un avvicinamento non felicissimo ma creò gli stimoli necessari per riprovarci.
1949 ci riprova con Marco Crosara, su Lancia Aprilia n. 358, arrivati alla capitale si dovettero ritirare. Gara molto sfortunata la loro, ma la coppia era vincente. Si ripresentarono l’anno successivo, su Ferrari 195.S n.724, ed vinsero con un tempo di 13h 39’20″.
Ottanta anni fa, Giannino Marzotto fu autore di una vittoria leggendaria alla Mille Miglia. Nella sua vita ne conquistò due, ma quella più bella è stata l’edizione del 1953, la più danarosa di tutte le edizioni
“La Mille Miglia è una corsa di grandissima soddisfazione. L’aver ottenuto dalla Casa modenese una delle tre vetture più potenti è stato per me un alto onore. Aggiunga poi la vittoria e il nuovo record della gara da me stabilito e troverà i motivi della mia profonda gioia. Ma non dimentichiamo Ferrari. Ecco perché sono ora in partenza per Modena: per un doveroso motivo di deferenza e di ringraziamento verso un modesto quanto grande costruttore”.
Queste furono le parole di Giannino Marzotto rilasciate in una intervista per Formula Passion. Cosa successe in quel anno? Semplicemente il genio prese forza e coraggio e, nonostante le pressioni della famiglia e la paura di lasciare un segno negativo che potesse intaccare la famiglia, il vicentino si presentò alla Mille Miglia del 1953 con una Ferrari 340 Spyder Vignale preparata per l’occasione dal suo stretto amico Enzo Ferrari. Accompagnato dalla cognata Gioia Tortima partecipò e stabilì un record importante; Fu la più giovane donna a partecipare alla Mille Miglia. Quel lontano 1953 florido di piloti e campioni del mondo di Formula 1, passò alla storia. La lista degli iscritti era magnifica: la Ferrari schierava piloti del calibro di Bracco, Villoresi, Hawthorn e Castellotti; la Lancia si presentava con la D23, condotta da Biondetti, Bonetto e Maglioli.
Massiccia la partecipazione britannica: la Aston Martin schierava Collins ed Abecassis, la Jaguar aveva Moss, Johnson e Rolt. L’Alfa Romeo, decisa a tornare alla vittoria, aveva ingaggiato addirittura Kling e Fangio, oltre al pilota di casa, il bravo Consalvo Sanesi. Al via di quell’edizione c’erano quattro campioni del mondo di Formula 1. Tre avevano già vinto il titolo (Juan Manuel Fangio, Nino Farina e Alberto Ascari) e un altro lo avrebbe vinto dopo poco tempo (Mike Hawthorn): oltre a loro, su Viale Venezia si presentò il campione in carica Giovanni Bracco.
La gara prometteva scintille, era una sfida ai limiti dell’impossibile e invece divenne una gara ad eliminazione: Marzotto non partì con la stessa brillantezza di tre anni prima e la sua Ferrari 340 Vignale faticava a tenere il passo dei migliori. Appena lasciata la pianura Padana, Gigi Villoresi ruppe un freno e fu costretto al ritiro. Al comando si ritrovò Sanesi, su un’Alfa Romeo 3000 CM, preceduto da un fazzoletto da Farina, al volante di una 340 MM identica a quella di Villoresi. Il sogno di Sanesi (e dell’Alfa Romeo) durò pochi chilometri, giusto il tempo di un guasto meccanico che ne pregiudicò la prosecuzione della gara. Farina, si issò in testa alla classifica, davanti ad Hawthorn, Fangio e Giannino Marzotto. A L’Aquila si decise la gara: in una delle curve considerate più impegnative, Farina uscì di strada e per poco non fu imitato da Giannino Marzotto. Lo scampato pericolo, insieme al ritiro di Hawthorn per guasto meccanico, mise le ali al pilota vicentino. Marzotto si mise all’inseguimento dell’Alfa Romeo di Fangio: a Roma era lontano qualche minuto, a Radicofani lo aveva quasi raggiunto e il sorpasso vero e proprio avvenne a Firenze.
A Brescia Marzotto arrivò con 12 minuti di vantaggio su Fangio che precedette il sorprendente Felice Bonetto sulla Lancia “tre litri” che, con la volpe argentata Taruffi, aveva iniziato alla grande la Mille Miglia restando vicinissima all’Alfa di Sanesi nei primi 80 chilometri di gara.
Quella corsa divenne per lui l’ultima. Decise di appendere il casco al chiodo e con questa scelta entrò nella leggenda.
Per Giannino Marzotto la vita non si ferma. Dopo le corse decise di dedicarsi all’azienda di famiglia: mente lungimirante e importante imprenditore decise di investire a fondo perduto 20 milioni di euro per dare ai giovani una chance e per far crescere l’Italia
Attento ai dettagli, annoiato da chi si presentava con Rolex e diplomazia, tra un inchino e modi lacchè noiosi come il passato e assenti figure senza stimoli o idee da intavolare per creare, agire, reagire, attaccare e andare veloci verso il futuro percorrendo le Mille e mille Miglia che servivano per arrivare al traguardo.
Ecco. Questo era Giannino Marzotto. Una figura che manca al nostro paese, un uomo dalle abitudini semplici come la sua casa in pietra, al suo interno aveva costruito una sorta di think tank quotidiano dove incontrare le persone più disparate. Una grande tavola di legno, nuda, con vettovaglie che ricordano i cocci e la sua cucina, che sperimentava personalmente. Sempre con spessi maglioni di cachemire colorato, collo alto, dai quali spuntavano fuori le punte di camicie azzurre.
Di fianco alla vita che passa, imprecisa e “tanta”, a tutte le ore, Giannino preferiva stare in casa ad osservare. E li accoglieva le vite che venivano a trovarlo. Ascoltava chiunque, con una curiosità sezionatrice e competente, metteva in crisi idee e progetti, perché portava una posizione atipica e non convenzionale.
Si sedeva al tavolo chi voleva fare un sottomarino turistico per il Mar Rosso come chi cercava 3 milioni di euro per far partire un incubatore tecnologico con 15 giovani ingegneri. Le cose poi, se avevano senso, anche contrario al buon senso comune, le faceva succedere. Ovunque fosse e ovunque si trovava, valeva sempre una sua massima “l’intelligenza coraggiosa e il coraggio intelligente”. E il motivo per cui ti concedeva tempo, attenzione o capitali, in modo garbato e silenzioso. E questo aveva molto a che fare con i giovani sui quali scommetteva sempre e comunque, come nella sua ultima grande impresa del Progetto Marzotto. 20 milioni di euro, a fondo perduto, per far nascere nuove imprese innovative in Italia, che possano cambiare, davvero, lo scenario del Paese. Ai ragazzi diceva “Guarda al futuro e guadagnati il presente”
Giannino Marzotto scomparirà il 14 Luglio del 2012 lasciando un grande vuoto in un’Italia che oggi ha un bisogno estremo di persone come lui. Una vita verso il futuro con la testa nel presente, senza mai guardarsi indietro percorrendo le Mille e mille Miglia della vita.
Semplicemente Giannino “il conte volante” Marzotto.
Giannino Marzotto-Marco Crosara – 1000 Miglia 1953 – Scuderia Ferrari pic.twitter.com/tGU6rekYgH
— Beppe Magni (@lesmo27) November 23, 2013